No, il vicepremier Francesco Rutelli non ci sta e respinge le accuse di una qualsiasi responsabilità del Governo o sue personali rispetto al fallimento di Italia.it, il fu portale del turismo oggi ridotto ad un cumulo di ceneri che chiedono giustizia. La colpa del collasso del progetto è del Governo precedente , perché quello attuale le ha tentate tutte per tenere in vita e rilanciare un portale concepito male fin dall’inizio.
“Il progetto del portale – recita una nota diffusa ieri alla stampa – fu varato dal precedente governo, voluto e validato dall’allora ministro per l’Innovazione Lucio Stanca. Se si cercano responsabilità per l’inefficacia della soluzione tecnologica e l’incongruità dei finanziamenti ci si rivolga, dunque, al governo della passata legislatura”.
Rutelli anzi sostiene che se il suo governo si è impegnato nel lancio del portale lo scorso febbraio era proprio perché da più parti (“varie categorie professionali”) erano giunte pressioni per tentare di salvare Italia.it. Un lancio, quello dell’anno scorso, che secondo Rutelli era condizionato: “In quella circostanza fu sottolineato con estrema chiarezza che si trattava di una sperimentazione e che era necessaria l’implementazione dei contenuti, innanzitutto da parte delle regioni italiane, con l’obiettivo di mettere in rete l’edizione definitiva del portale nel marzo 2008”. Il vicepremier ha anche rivendicato che già a pochi giorni dal lancio del portale lui stesso “formalizzò le proprie critiche ed osservazioni al raggruppamento temporaneo di imprese che si era aggiudicato l’appalto per l’evidente inadeguatezza della release”.
Nei mesi successivi, come peraltro sanno i lettori di Punto Informatico , e siamo alla cronaca recente, Rutelli ha prima “tentato a più riprese di far rimettere il portale sui giusti binari” e ha poi dichiarato che riteneva il progetto “irrecuperabile”. Ed è sempre Rutelli, sottolinea la nota, ad aver trasmesso “alla Corte dei Conti tutti i documenti ufficiali concernenti il portale”.
Alla larga, dunque, chi attribuisce una qualsivoglia responsabilità anche ad altri ministri del Governo. “La decisione del ministro Nicolais (quella di staccare la spina,ndr.) – si legge nella nota – è dunque l’ultimo inevitabile atto di una vicenda in cui la responsabilità dell’attuale Governo è stata quella di non rassegnarsi al fallimento del progetto, ma di verificarne fino all’ultimo la sostenibilità”. Nella nota si annuncia anche di alcune azioni giudiziarie che sono state intraprese contro organi di stampa che gli “hanno attribuito la responsabilità di impiegare risorse pubbliche per la realizzazione del portale Italia.it dal momento, invece, che neppure un euro è stato gestito né speso dal Dipartimento del Turismo che fa riferimento al vicepremier”.
Nuovo portale in arrivo
Per il futuro, infine, Rutelli è tornato a raccomandare il passaggio di tutto quello che comunque è stato fatto all’ ENIT , l’Agenzia Nazionale del Turismo. “È l’ENIT infatti – si legge nella nota – ad avere la responsabilità di promuovere il turismo italiano presso i potenziali visitatori e chi se ne occupa professionalmente”. L’ENIT, controllato da Stato e regioni, che hanno la competenza esclusiva sul turismo locale, guidato da Umberto Paolucci, “sta preparando, dunque, un più aggiornato, efficiente e razionale portale turistico”.
Che l’Italia abbia comunque bisogno di un qualche portale turistico lo ha voluto esplicitare ieri anche Bernabò Rocca, presidente di Federalberghi , secondo cui “al di là delle responsabilità oggettive che hanno fatto purtroppo fallire una simile iniziativa, da noi sempre sostenuta per l’ovvia operatività che avrebbe avuto, in un’epoca come l’attuale caratterizzata dallo sviluppo tecnologico e da Internet, bisogna che Stato, Regioni, ENIT e imprese si riuniscano urgentemente attorno ad uno stesso tavolo, per capire quali soluzioni reali ed alternative esistano al momento”.
Secondo Federalberghi , è necessario “salvare il salvabile. L’Italia, infatti, non può proprio permettersi il lusso di non avere un portale turistico di efficacia mondiale, col quale proporre le sue innumerevoli tipologie turistiche e le sue innumerevoli opportunità di scelta, altrimenti sarebbe come abdicare scientemente alla concorrenza sempre più ficcante dei nostri principali competitor”.
Il proposito di dare un futuro al progetto, rivisto e corretto e da far risorgere con basi del tutto nuove, è uno dei timori paventati nelle scorse ore da Scandalo Italiano , il blog che più da vicino ha seguito la vicenda Italia.it, secondo cui il vero problema è che Italia.it non è morto : “Perché Italia.it non è e non è mai stato un portale, non è un progetto, non sono contenuti, non è interesse comune, non è collaborazione, non è miglioramento. Italia.it è solo tanto denaro pubblico, interessi di combriccole e un oceano di incompetenza”.