Il dirottamento degli utenti cinesi da Google.cn a Baidu , attuato probabilmente dallo stesso Governo di Pechino, potrebbe non essere stato il frutto di una rivalsa. Bensì l’ennesimo atto di sabotaggio del Ministero dell’Informazione locale ai danni delle corporation straniere. Questa la teoria di Gaz Hayes, su CommiePod . Il blogger, citato anche da Slashdot , sostiene che durante i suoi numerosi soggiorni in Cina l’accesso a Google sia sempre stato ostacolato.
“Ufficialmente non è mai stato bloccato, ma ha funzionato per pochi click, poi scomparendo e poi di nuovo ritornando… Le funzioni distintive come la google cache, google image e altro oggi continuano a non funzionare correttamente”, si legge sul post di Hayes. “A volte google.com e google.com.cn sono stati re-indirizzati verso il competitor cinese Baidu”.
Su CommiPod, Hayes dichiara che questo trattamento ha colpito a rotazione anche eBay, YouTube, MySpace e altre piattaforme. In pratica a suo parere i siti statunitensi non solo vengono copiati ma anche sabotati con il re-indirizzamento verso siti locali. A conferma di questo vi sarebbero i numerosi post lasciati sui forum Expat da centinaia di cinesi espatriati.
Difficile al momento confermare, o meno, la tesi del blogger. Ma parrebbe confortata dagli stagnanti risultati di Google.cn. Secondo Analysys International , infatti, nel terzo trimestre 2007 Baidu avrebbe raggiunto una share del 60,5%, il 2,4% in più rispetto al trimestre precedente; contro l’invariato 23,7% di Google.cn.
Itai, un utente di CommiPod che vive a Shanghai, sostiene però che la presunta debacle di Google sia facilmente giustificabile. Baidu dispone infatti di funzioni di ricerca MP3 e video decisamente più “smaliziate”, che lo scorso anno furono aspramente criticate a più rispese dalle stesse major cinematografiche e discografiche.
“Google mostra siti di tutto il mondo che per la maggior parte dei miei amici sono irrilevanti – se sono poi taiwanesi sono bloccati e se non sono cinesi non vengono letti comunque. Non sarei sorpreso se vi fosse un coinvolgimento governativo, ma alla fine penso che Baidu sia maggiormente compatibile il mercato cinese”, conclude Itai.
Dario d’Elia