Così come Salesforce sta pensando di investire nel mondo degli NFT per cogliere le opportunità che questo mercato potrebbe offrire, al tempo stesso parte della forza lavoro del gruppo sarebbe fieramente contraria a questa mossa. La sensazione è che non si tratti soltanto di una questione di opportunità, sconfinando in una riflessione più profonda su ciò che la cosa andrebbe a significare per il brand e per il futuro posizionamento dell’azienda.
NFT o non NFT
La protesta sarebbe circolata nei canali interni di comunicazione del gruppo, dove almeno 400 dipendenti si sarebbero coalizzati per far arrivare ai vertici la propria contrarietà all’iniziativa. La scorsa settimana, infatti, Salesforce ha fatto sapere al gruppo di avere in programma una serie di iniziative in ambito NFT, ivi inclusa una “NFT Cloud” che dovrebbe consentire ai clienti di coniare e rivendere i propri NFT. La mossa porterebbe il gruppo a creare qualcosa di omologo alla nota OpenSea, divenendone competitor pur partendo dalla base di solido sviluppatore software con le basi ben salde nel mondo business.
I dipendenti contrari a questa mossa vorrebbero il gruppo lontano da un mercato instabile, poco regolamentato e altamente speculativo come quello degli NFT. Inoltre il progetto andrebbe in piena contraddizione con gli impegni pubblici per una maggior sostenibilità, poiché operare in ambito blockchain vuol dire oggi investire in un aumento di forza computazionale invece di cercare efficientamento.
Ci sono coraggiose scelte da intraprendere, insomma, e la spaccatura interna al gruppo (verso la quale Salesforce garantisce massima attenzione, sperando che dal dialogo interno possano scaturirne nuove energie e creatività) ne è la manifestazione. Dietro tutto quel che è blockchain non c’è soltanto una questione tecnica da risolvere: il tema è più profondo ed inizia forse da questi indizi ad emergere.