Sam Altman (OpenAI) è contrario allo smart working

Sam Altman (OpenAI) è contrario allo smart working

Il co-fondatore e CEO di OpenAI, Sam Altman, sullo smart working: è un modello operativo inappropriato, soprattutto per le startup.
Sam Altman (OpenAI) è contrario allo smart working
Il co-fondatore e CEO di OpenAI, Sam Altman, sullo smart working: è un modello operativo inappropriato, soprattutto per le startup.

Nonostante la sua organizzazione si affidi ormai da anni a quello che è stato definito un esercito di lavoratori a contratto da remoto, per dar vita a strumenti come ChatGPT, il numero uno di Open AI, il CEO e co-fondatore Sam Altman, non è tra i più ferventi sostenitori dello smart working. Anzi, ritiene l’esperimento finito e la collaborazione da casa in alcuni casi deleteria.

Lo smart working non va bene, parola di Sam Altman

Intervenuto a un evento legato alla conferenza organizzata da Stripe a San Francisco, ha condiviso il suo parere a proposito di un modello operativo forzatamente adottato a livello globale in seguito all’esplosione della pandemia e poi mantenuto da molte realtà imprenditoriali di ogni settore, laddove possibile. Lo ha definito tutt’altro che virtuoso, soprattutto per le startup. Riportiamo di seguito le sue parole, in forma tradotta.

Sono certo che, uno dei peggiori errori commessi dall’industria da lungo tempo, sia stato pensare che tutti avrebbero potuto lavorare da remoto per sempre e che le startup non avessero bisogno di incontrarsi di persona, che non ci sarebbero state ripercussioni in termini di perdita della creatività. Direi che quell’esperimento è terminato e che la tecnologia non è ancora pronta per consentire alle persone di operare per sempre da remoto, in particolare nelle startup.

Altman non è il solo a pensarla in questo modo. Solo la scorsa settimana, sull’argomento è intervenuto il numero uno di IBM, Arvind Krishna. Della stessa opinione Elon Musk, alla guida di Tesla e Twitter.

Una visione non esclusiva degli imprenditori d’oltreoceano né di coloro che operano nell’ambito hi-tech. Concentrando l’attenzione sull’Italia, non possiamo non ricordare l’uscita dell’allora ministro Renato Brunetta, risalente al febbraio 2022, a proposito dell’impiego dello smart working nell’ambito della Pubblica Amministrazione. All’epoca, però, si era ancora alle prese con l’emergenza sanitaria e con la campagna vaccinale.

Lo smart working? Piuttosto che chiusi a casa, con il telefonino sulla bottiglia del latte a fare finta di fare smart working, perché diciamocelo a far finta di lavorare da remoto, a parte le eccezioni che ci sono sempre: vaccini, vaccini, vaccini. E presenza con una migliore organizzazione del lavoro.

Fonte: Fortune
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Pubblicato il
8 mag 2023
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