Il nuovo procedimento che vede contrapposte Apple e Samsung prosegue a suon di esperti, chiamati a presentare i loro studi che dovrebbero contribuire a stabilire il valore dei brevetti cui è contestata la violazione.
Il nuovo capitolo della saga che si svolge ancora una volta di fronte al banco del giudice Lucy Koh, sembra ancora svolgersi tutto intorno alla valutazione dei brevetti messi sul tavolo dalle due aziende: una valutazione che dovrebbe sintetizzare la rispettiva importanza, la gravità della violazione e l’eventuale perdita registrata dalla presunta concorrenza illecita.
Mentre Apple ha portato ancora all’attenzione della giuria il ruolo svolto da Steve Jobs, la cui morte sarebbe stata considerata dai dirigenti di Samsung “la migliore occasione possibile per attaccare iPhone”, stavolta è stato il turno degli esperti di Samsung, secondo cui i cinque brevetti contestati da Apple varrebbero solo 38,4 milioni di dollari (1,75 dollari di royalty per dispositivo) e non i 2,2 miliardi (pari a 40 dollari per device) come chiesto da Cupertino.
A salire sul banco dei testimoni per la coreana – dopo gli sviluppatori di Google chiamati a difendere l’innovazione di Android – è stata la docente di economia e finanza della Yale Judith Chevalier, secondo i cui calcoli l’infrazione di ogni brevetto Apple varrebbe 35 centesimi per ognuno degli oltre 37 milioni di dispositivi trovati in violazione (Admire, Galaxy Nexus,Galaxy Note, Galaxy Note 2, Galaxy S2, Galaxy S2 Epic 4G Touch, Galaxy S2 Skyrocket, Galaxy S3, Galaxy Tab 2 10.1 e lo Stratosphere).
Dal momento che una delle materie legalmente meno certe è quella che riguarda il calcolo del valore di un brevetto , non vi è un unico metodo di calcolo: una delle tecniche che si utilizza cerca di ricreare ipoteticamente un negoziato per raggiungere un accordo di licenza e arrivare attraverso di questo ad una cifra plausibile. Si tratta del metodo scelto dalla professoressa di Samsung – e naturalmente contestati da Cupertino – secondo cui i 38 milioni di dollari rappresenterebbero una cifra ragionevole che si suppone avrebbero potuto concordare Apple e Samsung se avessero raggiunto un accordo.
Inoltre, secondo gli esperti della coreana, Cupertino non avrebbe comunque registrato perdite in conseguenza dell’utilizzo illecito dei brevetti da parte di Samsung.
Samsung, poi, contrattacca denunciando una violazione di due brevetti ad opera di Apple. Un titolo risale al 1994 e copre le tecnologie per la compressione video prima della trasmissione: acquisito da Samsung nel 2011 per 2,3 milioni di dollari, sarebbe illecitamente sfruttato da Cupertino per Facetime. L’ altro brevetto , che Samsung ha acquisito da Hitachi, è invece dedicato alla organizzazione delle immagini nelle gallery. Per questi due titoli la coreana si stima possa chiedere intorno ai 7 milioni di dollari.
Le valutazioni, ad ogni modo, risultano particolarmente difficile quando si tratta di analizzare i brevetti di design: interessante a tal proposito notare come Samsung stia cercando di mettere in luce le novità introdotte da essa stessa, prima con un sito dedicato alle sue innovazioni, poi addirittura con un museo di 10mila metri quadri dedicato alla tecnologia e costruito all’interno del suo campus a Suwon, Corea.
Claudio Tamburrino