Non bastassero le polemiche e le accuse di scarsa sicurezza piovutele addosso in queste settimane in merito alla funzionalità di comando e analisi vocale delle proprie Smart TV, Samsung deve ora fare i conti con una possibile indagine federale a opera della Federal Trade Commission (FTC) USA.
A chiamare in causa la FTC è stata EPIC (Electronic Privacy Information Center), organizzazione che si batte a favore dei diritti digitali che ha raccolto le lamentele degli utenti e ha chiesto alla commissione di valutare l’operato di Samsung, se cioè l’azienda coreana abbia ingannato i propri clienti e violato le norme statunitensi a difesa della riservatezza (Electronic Communications Privacy Act e Cable Communications Policy Act).
Le nuove Smart TV di Samsung sono in grado di ascoltare la voce dell’utente e di trasmettere l’audio registrato al servizio di riconoscimento vocale di Nuance Communications via Internet, una pratica che una volta abilitata trasforma di fatto il TV-set in un dispositivo di spionaggio remoto. Che per giunta, è stato dimostrato per alcuni modelli, invia i dati in rete senza uno straccio di protezione crittografica.
Samsung dice che la funzionalità è ben indicata, che la mancata cifratura a cui rimedierà investe solo le TV meno recenti, e che gli utenti sono informati delle conseguenze del suo utilizzo; stando a quanto sostiene EPIC, invece, molti utenti hanno scoperto di essere ascoltati e “telecontrollati” a loro insaputa e non l’hanno presa bene.
Il problema delle Smart TV spione è una fonte di preoccupazione già da qualche anno , ormai, e i potenziali rischi di sicurezza connessi all’adozione di software e piattaforme “smart” per uno schermo tradizionalmente “stupido” sono sempre dietro l’angolo .
Un nuovo tipo di problema, vale a dire quello della stabilità delle funzionalità interconnesse delle suddette piattaforme, è ora evidenziato dai malfunzionamenti delle app e dei servizi Internet-dipendenti che negli ultimi giorni hanno riguardato i TV-set della solita Samsung e di Sony: nel primo caso si parla di un problema col DNS nel controllo della presenza di una connessione Internet funzionante, nel secondo la corporation nipponica dice di essere al lavoro per rimettere tutto a posto.
Alfonso Maruccia