Samsung Galaxy Note 7 è tornato sotto i riflettori per l’ultimo capitolo della sua sfortunata avventura: il produttore ha deciso di mettere la parola fine a tutta l’imbarazzante saga che va avanti da alcuni mesi. L’ ultimo aggiornamento programmato – che sarà disponibile in download dal prossimo 19 dicembre – metterà il dispositivo in stato di blocco impedendo alla batteria di caricarsi . In altre parole, l’utente che autorizzerà il proprio phablet a scaricare e installare l’update si troverà tra le mani un device pressoché inutilizzabile.
Samsung non è ancora riuscita ad rimuovere dal mercato tutti i Galaxy Note 7: ha fermato la produzione e la vendita , ha avviato il richiamo , ma per il momento pare abbia non abbia ritirato tutto il venduto ma solo alte percentuali. Ad esempio per gli USA si tratta del 93 per cento delle unità – che è una signora cifra, intendiamoci. Dunque quel 7 per cento di device che è ancora nelle mani degli utenti americani ( circa 133.000 unità ) andrà a bloccarsi a seguito del nuovo aggiornamento di sistema. E la stessa cosa succederà anche ai Note 7 di tutti gli altri utenti nel mondo che ancora non hanno optato per la restituzione del device. Il nuovo update serve insomma proprio a questo: spingere la totalità dell’utenza a partecipare al “Note7 Refund and Exchange Program” – in altre parole a restituire l’apparecchio.
Si faccia attenzione comunque: la batteria dei Galaxy 7 Note non sarà più in grado di caricarsi, ma l’apparecchio non smette proprio di funzionare. L’utente, se proprio vuole, potrà usarlo ancora tenendolo collegato alla rete elettrica, anche perché lo smartphone non smetterà di usare le reti di telefonia mobile, né di agganciare le reti Wi-Fi.
Samsung sta cercando di porre rimedio al problema dell’esplosione delle batterie del Galaxy Note 7 da tempo e attraverso varie strade: il mese scorso, per mettere una toppa e non essere costretta a ritirare l’intero venduto, ha annunciato un update che avrebbe imposto all’apparecchio di non ricaricare la batteria oltre il 65 per cento. La campagna di restituzione è continuata, anche con una certa velocità: gli utenti, nonostante questa “toppa” di natura tecnica, hanno continuato a re-inviare al mittente gli smartphone difettosi che rischiavano di esplodere tra le loro mani. Ora si cambia strada: blocco definitivo della carica dell’apparecchio per invogliare la restituzione.
C’è da dire poi che le strategie di Samsung non sono state uniformi ma sono state declinate in maniera diversa, a seconda dell’area geografica: in Nuova Zelanda, ad esempio, sono stati gli operatori telefonici a staccare la spina ai Galaxy Note 7 , a monte, onde evitare di creare ulteriori danni all’utenza.
L’iniziativa di Samsung che prevede il blocco della batteria dell’apparecchio da remoto attraverso un update durerà 30 giorni. Per quest’atto finale della strategia di recall è stato necessario chiedere il supporto degli operatori telefonici . O almeno questo è ciò che è stato annunciato dall’azienda sud-coreana. Verizon però non sembra del tutto d’accordo: l’operatore americano si sta rifiutando di distribuire l’update OTA agli utenti. Una posizione molto strana, a dire il vero: se da una parte ha dichiarato di non voler mettere in condizione gli utenti del Note 7 di non poter più fare chiamate di emergenza, dall’altra sembra ignorare un problema più grave: il rischio di esplosioni. Sprint invece sembra essere d’accordo con la strategia Samsung e aver accettato di buon grado l’operazione di blocco della ricarica della batteria. Altri operatori americani non si sono ancora espressi in merito.
Nicola Bruno