Lo smartphone sarà tascabile e pieghevole. Il laptop potrà diventare un display. La tastiera sarà un OLED. Il PC diventa tablet, lo smartphone diventa tablet, il tablet diventa qualunque cosa, cadono i distinguo definitivamente. E la tecnologia sarà talmente pervasiva da scomparire, integrata nella nostra quotidianità con una naturalezza inimmaginabile fino a oggi (se non nella fantascienza o nei film distopici à la Black Mirror). Per Samsung in futuro è questo. Ed è bellissimo, diciamolo.
La chiave è il display, la sua tecnologia, le sue nuove – estese – frontiere. Ma non è una questione meramente evoluzionistica: questa volta si tratta di un salto di paradigma vero e proprio, un passaggio nel quale sarà la fantasia ad aprire nuove strade e sarà la creatività a consentire di percorrerle. Tutto, infatti, diventa display.
Tutto è display, il display è tutto
La teoria delle interfacce lo aveva previsto già da decenni, dunque chi è attento a queste dinamiche ben sa che non si tratti di novità assoluta. Ma ora che il tutto sta per avvenire sotto i nostri occhi, inevitabilmente la disruption prende forma.
Certo, “è troppo caro”. Certo, “è troppo fragile”. E ovviamente “non serve mica”. Ma del resto il dito copre da sempre la Luna. La rivelazione non sta tanto nei prodotti che troveremo a scaffale, quanto nelle nuove opportunità che avremo, nel modo di comunicare che adotteremo, nel passo evolutivo che ci avvicina ancora una volta di più alla macchina, ai dati, all’interconnessione continua e pervasiva tra popoli e tra individui. Non si tratta soltanto di display che si piegano, ma si tratta di interfacce che esondano, di pixel che illuminano il contesto, di informazioni che dalla realtà partono per – alla realtà – tornare.
Quello che la teoria indicava come profezia, Samsung la annuncia come visione, noi la assorbiamo come marketing, ma presto tutto ciò sarà realtà. Il display sarà ovunque, tutto sarà display. Quanto costa? Sarà fragile? Ci servirà davvero? Forza, indichiamo la Luna, perché quella è la direzione.