Nel mirino degli attivisti di China Labor Watch (CLW), i vertici di Samsung Electronics hanno deciso di muoversi in prima persona per verificare le condizioni lavorative garantite ai dipendenti dei vari fornitori in terra cinese. Nella fabbrica di Huizhou – sede controllata dalla società asiatica HEG Electronics – i rappresentanti del colosso coreano non avrebbero trovato alcun dipendente con età inferiore ai 16 anni .
Agli inizi dello scorso agosto, l’organizzazione non profit con base a New York puntava il dito contro il partner industriale di Samsung, per lo sfruttamento di lavoratori minorenni (14 anni) nella fabbrica di Huizhou . Invece di inviare una società terza ad effettuare i controlli, Samsung aveva deciso di scendere in campo con un’inchiesta interna , a cominciare dalla fabbrica denunciata da CLW.
I rappresentanti coreani avrebbero così effettuato controlli identitari per tutti gli impiegati di Huizhou, rivedendo gli archivi per le risorse umane oltre che interrogando i lavoratori ancora alle prese con gli studi . Samsung ha dunque confermato quanto già comunicato dalle autorità cinesi: nessun minorenne sarebbe impiegato nella fabbrica di HEG Electronics. C’è un però.
Al termine delle indagini, Samsung ha sottolineato come certe condizioni di lavoro all’interno della fabbrica non siano classificabili come “sicure”, frutto di una “gestione non adeguata”. Numerosi dipendenti non avrebbero infatti accesso a fondamentali cure sanitarie , superando le 9 ore di straordinari a settimana (oltre il massimo consentito dalle leggi locali).
“Samsung ha chiesto a HEG di migliorare immediatamente le condizioni lavorative”, si legge in un comunicato del colosso coreano. Il partner dovrà rispettare le policy di tolleranza-zero, per evitare l’annullamento di qualsiasi rapporto commerciale con Samsung. I controlli dovrebbero continuare a tappeto per altri 105 centri partner in terra cinese .
Mauro Vecchio