Samsung crede fortemente nel mercato della tecnologia indossabile e continua a correre investendo ingenti risorse che consentono ai coreani di condurre da leader una delle prossime frontiere più redditizie per le aziende hi-tech. Dopo le prime due generazioni di smartwatch e Galaxy Gear Fit, arriva ora Simband , un braccialetto dedicato alla rilevazione di tutti i parametri dell’organismo. Non solo battito cardiaco, calorie bruciate, pressione sanguigna, ma anche aspetti più specifici come la composizione e qualità dell’aria che respiriamo e il livello di glucosio nel sangue.
L’ originalità di Simband, esteticamente simile al Galaxy Gear ma soggetto a cambiamenti in quanto al momento è solo un prototipo, è però la Samsung Architecture Multimodal Interactions , abbreviata in SAMI, nuova piattaforma open source ideata per archiviare sul cloud tutta la mole di dati biometrici che permetterà di avere sempre sotto controllo ogni dettaglio relativo alla propria salute. Svelato a San Francisco (non casualmente a ridosso dell’annuale WWDC dedicato agli sviluppatori Apple), Simband è il primo progetto legato a Samsung di Luc Julia (guidava il team Siri a Cupertino) e arriverà sul mercato nel 2015, mentre entro fine anno sarà disponibile per gli sviluppatori. Questi ultimi sono fondamentali per raggiungere l’obiettivo ultimo dei coreani, desiderosi di realizzare un ecosistema basato sui dispositivi indossabili poiché fiduciosi, come ha ammesso il presidente Young Sohn, nella diffusione della wearable technology, destinata nelle mire del produttore a ripetere la parabola degli smartphone.
Tornando a Simband, per ora, si conoscono pochi dettagli tecnici : oltre a svariati sensori per la raccolta delle informazioni, è dotato di un micro processore dual-core con architettura ARM Cortex-A7 da 1,2GHz e supporta WiFi e Bluetooth. Per avere un’idea più precisa bisognerà attendere nuovi aggiornamenti, anche se il solo annuncio è indicativo circa la volontà di Samsung di fare da apripista nel comparto medico-tecnologico, un settore ancora poco esplorato e con molto potenziale.
Mire simili le coltiva anche Intel. Dopo la svolta annunciata all’ultimo CES di Las Vegas, il CEO Brian Krzanich ha mostrato una prima smart-shirt durante la Code Conference con Walt Mossberg e Kara Swisher. Simile a quella indossata dai ciclisti, la maglia nasconde una serie di sensori che monitorano diversi parametri durante le sedute di allenamento raccolti nell’apposita applicazione e fruibili via smartphone e tablet.
Non una novità assoluta, come del resto l’atteso smartwatch che Microsoft si appresterebbe a lanciare sul mercato entro l’estate. Se le voci si rincorrono ormai da due anni, stavolta pare sia molto probabile l’arrivo di un orologio sviluppato a Redmond. Oltre al battito cardiaco, al quadrante touch rettangolare e alla batteria con un’autonomia di due giorni, lo smartwatch progettato dalla divisione che ha concepito Kinect per Xbox si differenzierà dai rivali supportando le altre piattaforme: insieme a quelli di Windows Phone, così, ogni possessore di smartphone e tablet Android o iOS potrà sfruttare senza limitazioni l’orologio. Un’accortezza decisiva per chi è costretto a rincorrere, nonché un chiaro segnale del nuovo corso voluto dal CEO Satya Nadella.
Una novità assoluta è stata la demo di Android Wear, visto all’opera a bordo del G3 che LG ha presentato nei giorni scorsi. Poche e basilari le funzionalità mostrate nel video (allarme, calendario, messaggi di Nest Project, la notifica del gioco Clash of Clans), poco male considerato che durante l’estate potremo comprendere meglio la qualità del sistema operativo progettato da Google per i dispositivi indossabili. I primi a svelarlo saranno il G Watch di LG e il Moto 360 di Motorola.
Alessio Caprodossi