A poco più di tre anni dall’arresto, oggi Jay Y. Lee si è esposto pubblicamente scusandosi per quanto accaduto e ribadendo che non cederà il controllo del gruppo Samsung al figlio. Un giorno che non è eccessivo definire storico per il colosso sudcoreano in cui si registra la prima dichiarazione di quello che è l’erede designato, figlio dell’ex presidente Lee Kun-hee e nipote del fondatore Lee Byung-chul.
Jay Y. Lee: le scuse e il futuro di Samsung
Oggi 51enne, è intervenuto in occasione di una conferenza stampa organizzata presso la sede dell’azienda nella capitale Seul, facendo inoltre ammenda per il comportamento di alcuni dirigenti che hanno cercato di sabotare l’attività delle unioni sindacali e promettendo un maggiore rispetto per i diritti dei lavoratori. Un reato che nel dicembre scorso ha fatto scattare le manette ai polsi dell’allora presidente Lee Sang-hoon, poi dimissionario.
Abbiamo fallito, a volte, nel soddisfare le aspettative della società. Abbiamo anche deluso le persone e causato preoccupazione non rispettando in modo rigoroso la legge e gli standard etici.
A causarne l’arresto di Jay Y. Lee le accuse di corruzione relative a mazzette da miliardi di won passate di mano per controllare il passaggio di consegne ai piani più alti dell’azienda.
Non ho in programma di cedere il mio ruolo a mio figlio. È qualcosa a cui ho pensato per lungo tempo, ma che ho esitato a esprimere apertamente.
Ad oggi il gruppo controlla un totale pari a 59 affiliate che operano nei territori più disparati: dalla tecnologia all’edilizia, dalle strutture ricettive ai parchi divertimenti, fino alla moda. Tra queste rientra anche Samsung Electronics, attualmente il produttore numero uno al mondo del settore smartphone per volume di unità vendute a livello globale davanti a Huawei e Apple.