Nell’aria ormai da tempo, nei sogni ormai da anni, nella cronaca ormai da qualche giorno: Samsung potrebbe essere pressoché pronta al grande annuncio del primo smartphone pieghevole. Di fatto si sa poco o nulla in proposito e tutto emerge dalle poche parole che DJ Koh, CEO della divisione mobile del gruppo coreano, ha rilasciato alla CNBC ai margini dell’IFA 2018. Poche parole, ma piene di significato: “it’s time to deliver“.
Dopo anni di ricerche ed esperimenti, insomma, Samsung non vuol perdere altro tempo: il gruppo intende essere il primo a portare sul mercato questo specifico form factor, vuole caratterizzare la propria linea con questa grande innovazione e vuole differenziarsi rispetto alla concorrenza in termini di creatività e innovazione. Non bisogna perdere altro tempo, quindi, ed entro l’anno lo smartphone pieghevole potrebbe pertanto essere sul mercato (o quantomeno annunciato).
Lo smartphone pieghevole
L’attesa potrebbe essere stata dettata non soltanto dalle difficoltà produttive di uno schermo pieghevole e del necessario adeguamento della scocca, ma anche dalla difficoltà di rivedere concettualmente lo smartphone. Il dispositivo pieghevole, secondo Koh, deve infatti avere un preciso significato ed uno specifico posizionamento affinché l’utente lo possa acquistare in risposta ad una specifica esigenza. Un dispositivo, peraltro presumibilmente di prezzo non indifferente, non può insomma presentare una innovazione fine a sé stessa, poiché non sarebbe compresa dal mercato: rendere pieghevole lo smartphone deve avere una utilità precisa, che lo stesso Koh però non intende anticipare.
Interessante è però una ulteriore indicazione fornita: “si potrà usare la maggior parte delle funzionalità a schermo chiuso. Ma quando si avrà bisogno di navigare o vedere qualcosa, allora occorrerà aprirlo”. Uno smartphone pieghevole o arrotolabile? Un dispositivo piegato in due o un device con display fronte/retro? Uno schermo diviso funzionalmente in tre sezioni, una delle quali ne cela una seconda per lasciare la terza a portata di click? La suggestione fornita è quella di un display che consente di estendere la visione, concentrando icone e notifiche su una porzione per quindi estendere la visione in caso di necessità. Tuttavia, aggiunge DJ Koh: “Ma una volta aperto, che tipo di beneficio può offrire in confronto a un tablet? Se l’esperienza con lo schermo dispiegato è la stessa di un tablet, allora perché un consumatore dovrebbe comprarlo?”
Dietro tali parole ci sono dunque riflessioni che sembrano andare oltre la semplice tecnologia: c’è l’idea di uno smartphone realmente innovativo, di concetto prima ancora che nella dimensione hardware. In passato sono state molte le suggestioni derivanti dalle notizie della produzione dei primi display flessibili: smartphone arrotolati in un cilindro, schermi che fuoriescono a scorrimento dalla scocca, display a forma di braccialetto e altro ancora. Tutti progetti sicuramente passati sotto gli occhi dei progettisti Samsung i quali, una volta identificata la giusta identità, hanno iniziato una corsa destinata probabilmente a terminare entro i prossimi mesi.
Se le performance saranno quelle attese dagli utenti, il display flessibile potrebbe cambiare pesantemente – nuovamente – il modo di sviluppare smartphone. Le capacità espressive in tal senso sarebbero infatti infinite e si potrebbero creare device molto differenti e caratterizzanti, tali da rifuggire la standardizzazione consolidatasi attorno all’idea tradizionale del telefono smart. Dietro le parole di DJ Koh c’è dunque un’esplosione potenziale di un nuovo mercato, ma la stessa Samsung non sembra sentirsi ancor pronta e di conseguenza i tempi potrebbero non essere ancora maturi per l’effettivo grande salto verso la nuova dimensione.
Quando nuove idee si consolidano nell’immaginario, però, il primo passo verso la realizzazione è ormai compiuto. E l’idea di un display flessibile e touch è nell’immaginario collettivo ormai da anni, fin da quando la stessa Samsung (e Nokia, e altri) ha iniziato a solleticare tale suggestione. Ora l’urgenza potrebbe essere dettata da vari fattori: la sempre maggior pressione sul mercato da parte della concorrenza non è in tal senso un elemento secondario, spesso e volentieri motivo di fuga in avanti in termini di innovazione. Anche a costo di rischiare qualcosa, pur di arrivare per primi, pur di fare la differenza.