In larga parte, i dischi a stato solido (SSD) sono ancora costosi optional riservati ad ambiti di nicchia, ma la situazione è destinata a cambiare in fretta. A spingere sull’acceleratore è Samsung , che ha già pianificato nel corso dell’anno l’introduzione di dischi flash da 128 e 256 GB.
Il prezzo di questi drive sarà inizialmente esorbitante, ma il loro arrivo sul mercato avrà il benefico effetto di abbassare ulteriormente il costo per megabyte degli SSD e di rendere il prezzo dei modelli da 32 e 64 GB più accessibile.
Per accelerare l’ingresso degli SSD ad elevata capacità sul mercato mainstream, alcuni produttori si stanno avvalendo della tecnologia multi-level cell ( MLC ), che permette loro di ridurre il costo dei moduli di memoria flash.
I chip flash basati su MLC sono in grado di memorizzare più bit (generalmente due) per singola cella di memoria, consentendo in questo modo ai produttori di incrementare la densità di memorizzazione senza utilizzare tecnologie di produzione più spinte (e dunque costose). Generalmente i chip MLC hanno performance inferiori a quelli Single-Level Cell (SLC), soprattutto in scrittura, ma ciò non ha impedito a Toshiba di presentare lo scorso dicembre SSD basati su memorie flash MLC capaci di raggiungere i 100 MB/s in lettura e i 40 MB/s in scrittura.
È ormai noto come i dischi a stato solido forniscano diversi vantaggi rispetto a quelli magnetici, tra i quali minore rumorosità, minori consumi, minor peso e dimensioni inferiori, tempi di accesso più rapidi, maggiore resistenza agli urti ecc. A rendere ancora scettici certi utenti c’è però ancora il fattore longevità . Come noto, infatti, tutte le memorie flash possono sopportare un numero finito di riscritture (dette anche cicli di erase/write ): quando una cella raggiunge tale limite, smette di funzionare correttamente. Oggi una tipica memoria flash di media qualità viene garantita per almeno 100mila cicli di riscrittura, ma questo non significa necessariamente che raggiunto questo limite la memoria sia da buttare.
Proprio nei giorni scorsi Michael Yang, flash marketing manager di Samsung, ha spiegato che questo limite non riguarda la memoria nella sua interezza, ma ogni sua singola cella: per fare in modo che le scritture vengano distribuite su tutte le celle in modo quanto più possibile omogeneo, evitando dunque che il sistema operativo scriva sempre sugli stessi segmenti di memoria, i controller degli SSD utilizzano varie tecniche, tra cui una chiamata wear levelling . Grazie a questi accorgimenti, Yang assicura che già oggi gli SSD hanno una vita stimata non dissimile da quella di un disco magnetico.