Ricordate il caso delle memorie bugiarde di Samsung ? L’azienda è stata multata nel dicembre 2014 con un milione di euro da parte dell’Antitrust per aver venduto apparecchi (smartphone e tablet) con spazi di archiviazione inferiori rispetto a quanto reclamizzato. La pratica scorretta è proseguita dal 2009 al 2014 con scostamenti in alcuni casi anche del 40 per cento dello spazio di memoria effettivamente disponibile. Altroconsumo si è fatto portavoce dei numerosi clienti italiani coinvolti, presentando un atto di citazione al tribunale di Milano nel 2016, accolto poi favorevolmente , aprendo quindi le porte alla class action che promette rimborsi fino a 304 euro a “cliente deluso”.
“Dopo aver respinto il reclamo di Samsung, il Tribunale di Milano aveva confermato l’ammissibilità della class action contro Samsung. I possessori (o chi lo è stato) di smartphone o tablet Samsung hanno la possibilità di richiedere un risarcimento per la memoria fantasma , di cui non hanno usufruito” – conferma Altroconsumo che specifica che chi è intenzionato a partecipare all’azione collettiva, avrà tempo fino al 28 novembre per presentare alla cancelleria del tribunale di Milano copia fronte e retro del documento di identità, copia della prova d’acquisto che dimostri con certezza l’avvenuto acquisto in Italia in una data compresa fra quelle indicate per ogni dispositivo coinvolto e il modulo di adesione.
Ivo Tarantino, responsabile relazioni esterne di Altroconsumo, già ad inizio estate aveva esultato per il successo dell’iniziativa legale : “Rispedito al mittente il clamoroso tentativo senza successo da parte di Samsung di far cadere l’azione di classe in extremis. Per Altroconsumo un’altra vittoria a favore dei consumatori” – aveva affermato prima dell’avvio della raccolta di adesioni degli utenti. I test di laboratorio d’altronde avevano ampiamente verificato che lo spazio di memoria dei dispositivi interessati era falsamente sovradimensionato , traendo in inganno gli utenti e senza lasciar adito ad alcuna giustificazione plausibile da parte di Samsung. Tra i numerosi dispositivi emergono anche alcuni apparecchi all’epoca top di gamma come i Galaxy S4 ed S5 e il Note Pro, venduti a prezzi non così economici da convincere l’utente a chiudere un occhio.
Altroconsumo chiarisce che l’adesione alla class action rappresenta una rinuncia ad eventuale ogni altra azione legale individuale e che per la partecipazione non è necessario essere ancora materialmente in possesso dell’apparecchio, che i dispositivi adoperati come strumenti ad uso aziendale non sono considerati congrui all’azione. Infine, purtroppo i tempi di attesa per conoscere l’esito della class action e relativi rimborsi, sono incerti . Si tratta pur sempre di un raro caso di class action all’italiana, un precedente che apre la strada ad ulteriori iniziative che in altre parti del mondo, primi tra tutti gli USA , sono ormai rodate da tempo.
Ricordiamo che nel 2016 Altroconsumo aveva evidenziato una pratica scorretta simile a Samsung anche da parte di Apple . I suoi iPhone e iPad avrebbero sofferto di “memoria corta” proprio come per i dispositivi del competitor coreano.
Mirko Zago