Airbnb ha incassato una vittoria importante a San Francisco, dove sono state bloccate una serie di proposte per irrigidire la regolamentazione relativa ai servizi di affitto a breve termine .
Proprio nella città dove è stata fondata ed ha sede, la startup rischiava di veder approvata una normativa che avrebbe rischiato seriamente di minacciare il proprio business: la Proposition F puntava ad introdurre una serie di restrizioni ed impegni burocratici ai servizi di affitto a breve termine come Airbnb oltre agli obblighi, già previsti, di raccogliere una tassa di soggiorno dagli ospiti e di imporre un limite al numero di giorni in un anno che un appartamento può essere messo in affitto “per breve termine”.
Tutto questo, infatti, secondo parte dell’opinione pubblica e dell’amministrazione di San Francisco non bastava a porre un freno all’impennata dei prezzi delle case. Si tratta del cosiddetto processo di gentrificazione, che porta alcune zone ad essere colonizzate dalla classe medio-alta con conseguente aumento di prezzi che costringe gli abitanti originali a cercare alloggio in zone meno costose.
Per questo si è accesa una dura battaglia sulla misura in discussione, tanto che la piattaforma dedicata agli affitti ha finito per spendere in lobby circa 8 milioni di dollari tra campagne pubblicitarie e sostegno al candidato democratico Gavin Newsom . Per quanto il mercato di San Francisco possa rappresentare solo una minima parte del suo business, ora valutato in circa 25 miliardi di dollari, il servizio temeva che la proposition F potesse essere presa da esempio da altre città negli Stati Uniti.
Alla fine Airbnb ha avuto la meglio: la misura ha ottenuto solo 45 dei 100 voti a disposizione. “Si tratta di una vittoria decisiva – si legge nel comunicato Airbnb – per la classe media e per le famiglie lavoratrici e per il loro diritto a condividere le proprie case, una vittoria incassata contro l’estremismo di una misura sostenuta dall’industria degli hotel”.
Claudio Tamburrino