Ed eccoci qui, quasi al termine di un mese di agosto che era un esame di consapevolezza per tutti quanti, in attesa di capire se siamo stati promossi o bocciati dopo le semplici richieste di cautela sanitaria che ci erano state proposte. Al termine di questo mese, la più grande evidenza che abbiamo è che ancora non siamo in grado di autovalutarci e di capire; e questo al termine di una valanga di cifre e statistiche che da febbraio ad oggi non ci ha dato tregua.
Eccoci dunque alla vigilia della riapertura delle scuole e degli uffici, tutti a chiederci se scuole e uffici riapriranno. Trattasi di una situazione paradossalmente traumatica, perché sui ritmi della scuola e del lavoro viene formattata la vita di ognuno di noi, ma di fronte a questo abisso non siamo in grado di leggere la realtà e di farcene una opinione quanto più sommaria possibile. Ogni numero, infatti, sembra regalare sfaccettature nuove ogni giorno, in base al virologo che lo declama o al politico che lo interpreta. I numeri sono diventati pane quotidiano per una popolazione che non eccelleva già prima nelle materie STEM, ma che ora si trova di fronte alle lacune che la famigerata “Università della Vita” inevitabilmente lascia.
Italia, agosto 2020: c’è una congenita difficoltà a comprendere un’ascesa esponenziale, c’è una diffusa difficoltà nel leggere i grafici e in tutto ciò si moltiplicano percentuali di difficile lettura che vengono sciorinate a profusione per riempire pagine di giornale altrettanto confuse.
Sappiamo leggere i numeri di Immuni?
Immuni è un caso per certi versi illuminante, nel quale l’intero discorso si è basato (sia da una parte che dall’altra) sul numero di download registrato senza “pesare” il significato di questa cifra, la sua reale entità, le sue conseguenze. Una sorta di testosteronica prova muscolare sulle cifre ha portato ai 4.7 milioni di download di inizio agosto e se oggi non sono ancora stati comunicati i 5 milioni di download significa che il trend non si è in alcun modo scostato dalla lenta ascesa antecedente [mentre scriviamo questo articolo, ecco l’aggiornamento: Immuni ha raggiunto quota 5 milioni di download, confermando linearmente il trend di crescita del mese di Luglio].
Peccato. Peccato, in primis, perché giudicare Immuni dal numero dei download è un po’ come stabilire il vincitore della partita sulla base del tempo di possesso palla. Peccato, inoltre, perché in questa fase di incontri “casuali” l’uso esteso dell’app tra i più giovani sarebbe stato di grandissimo aiuto per risalire le catene di contagio e facilitare una più capillare individuazione dei soggetti a rischio. Peccato, ma collettivamente non siamo riusciti (né ci sono riusciti molti altri paesi) a mettere le fiches su una scommessa collettiva come quella di un app di contact tracing. Inutile indagare le cause a questo punto: da qui in poi guardarsi indietro non servirà più, perché il percorso di Immuni termina a fine anno e probabilmente non avremo neppure stabilito i principi cardine su cui dare un futuro ad un eventuale contact tracing di Stato per nuove ed ulteriori emergenze.
Peccato, perché invece di ragionare su come arrivare a passare in vantaggio sulla pandemia, ci siamo limitati (e lo hanno fatto, in un contesto estremamente polarizzato, entrambe le fazioni) a passarci la palla del consenso senza mai una proiezione offensiva che chiudesse il discorso in un senso o nell’altro. Esteti del tiki-taka sui social, legati mani e piedi ad uno zero-a-zero che non ci farà passare il turno.
Sappiamo leggere i numeri della pandemia?
Con il fiato sospeso in attesa di un “erre con zero” che tanto somiglia alla pagella di fine semestre, l’Italia si avvicina alla fine di agosto altalenandosi tra un “i numeri salgono inesorabilmente” ed un “si ma tanto sono tutti asintomatici”. Ogni giornale ha il suo bollettino e pone il suo accento sul numero del giorno, cercando nuove sfumature di Covid tra i guariti, le terapie intensive e la crescita relativa al netto dei cali del weekend. I numeri scelti per leggere la situazione in pieno lockdown sono gli stessi che vengono utilizzati oggi, sebbene la situazione sia oltremodo differente ed il contesto sia completamente mutato: una inerzia che sa tanto di ricerca di punti di riferimento, navigando quasi a caso alla ricerca di un approdo qualsiasi.
Mai come in questi mesi la programmazione editoriale delle redazioni è stata scritta da un foglio di calcolo più che da una scelta di opportunità: numeri, percentuali e diagrammi messi in fila per dare o togliere enfasi, surclassando letture che puntualmente si smentiscono tra di loro e, in assenza di nuove argomentazioni valide, si trincerano nella “carica virale” o nei più improbabili confronti internazionali.
Tra “resilienza” e “accountability” ci si perde tra numeri e concetti che sono diventati un labirinto: come ogni labirinto, le svolte son pensate più per confondere che non per guidare, sebbene una sola tra le moltissime possibilità sia quella esatta che porta all’arrivo. Eccoci sotto questa pioggia di numeri in attesa di una doccia fredda che ci rischiari le idee. Tutto ciò alla vigilia di una scuola che tenta di ripartire e di un mondo produttivo che sembra spiazzato come non mai.
Districarsi per pianificare
Cosa succederà questo autunno? I piani finanziari e le politiche di investimento dovranno basarsi anche e soprattutto su queste previsioni, sulla capacità di leggere la realtà al di là dei numeri e al di sopra di concetti partoriti più per facilitare la cronaca quotidiana che non per farcire le argomentazioni di chi ha in mano potere decisionale e responsabilità politica. I budget dovranno essere stanziati sulla base di analisi lucide, quanto più visionarie e precise possibili: quale azienda ha piena fiducia nella propria capacità analitica? Tra le maglie dei big data sarà possibile leggere al di là del semplice orizzonte che ci siamo fin qui posti?
Leggere i numeri della pandemia significa comprendere che la matematica non è un’opinione e che quindi occorre costruirsi la seconda partendo dalla prima. Serve uno sforzo di logica e di apertura mentale, doti non sempre generose in natura. Ma questa è una pandemia, e quando non ci si adegua, si sa, il futuro diventa grigio.