Un nome nuovo e una campagna pubblicitaria che dovrebbe valere qualcosa come 100 milioni di dollari da soli non basteranno, probabilmente: Microsoft dovrà convincere i navigatori, l’ultimo anello della catena del business su Web, che il suo Bing è davvero un’alternativa interessante al più tradizionale search di Mountain View. BigM ha compreso che la semplice imitazione dell’interfaccia di Google non basta: e mischia le carte proponendo un paio di idee potenzialmente interessanti .
Innanzi tutto, il nome: Bing , che potrebbe essere una sorta di esclamazione (bingo?) così come pure l’ ennesimo sfortunato e inconsapevole (?) gioco di parole. I più perfidi fra i commentatori hanno già sottolineato come le lettere del nome possano tranquillamente significare “But Is Not Google” ( ma non è Google ), eppure è proprio su questo punto che Microsoft sembra concentrarsi: così come nel vocabolario anglosassone ormai la ricerca online è sinonimo di Google, Bing dovrebbe trasformarsi nelle intenzioni dei suoi creatori in una più calzante descrizione di quello che si può fare con Internet .
E su Internet si può, soprattutto, prendere decisioni : ci si può informare sulle caratteristiche di un oggetto che si desidera acquistare, si può controllare se il proprio aereo è in orario o se c’è traffico sulla via per l’ufficio. Sul Web si può dare un’occhiata alla programmazione delle sale cinematografiche della zona o al meteo, e prendere di conseguenza delle decisioni per la propria serata. Bing tenta , molto più aggressivamente di Google, di mettere a disposizione strumenti per affrontare queste scelte mescolati ai risultati delle ricerche : BigM non per niente lo definisce un “decision engine”, contrapposto al search utilizzato dalla concorrenza, quasi a mettere in secondo piano un fattore che si potrebbe definire quasi esclusivamente tecnologico.
Tenendo presente il destino di Cuil , tenendo conto dell’approccio di Wolfram Alpha , a Redmond hanno evidentemente deciso di cambiare strategia: lo stesso CEO Steve Ballmer, intervenuto al D7 per presentare la sua nuova creatura, non ha taciuto o tentato di distogliere l’attenzione sul fatto che oggi Google sia il sovrano del settore e la sua Microsoft un comprimario che riesce appena a salire sul podio. Bing, per quanto efficace possa essere, avrà bisogno di anni per conquistarsi la fiducia e l’apprezzamento dei consumatori : BigM lo sa e avrà pazienza, spiega Ballmer.
Restando sul fattore nome, è possibile notare un’altra differenza fondamentale rispetto al precedente Live e al primogenito MSN Search: questa volta Microsoft ha abbandonato ogni riferimento esplicito nella denominazione del prodotto per farlo riferire al suo business tradizionale, niente finestre volanti o nomi di sistemi operativi a ingombrare la visuale. Bing è Bing, così come Xbox è Xbox , e l’esperienza utente che i navigatori si apprestano ad affrontare è stata per loro confezionata anche tenendo in mente questo fattore. Sul piano tecnico, le idee di Microsoft sono tutte – sempre seguendo il ragionamento – mirate a provare a offrire qualcosa di diverso: Bing non è un motore di ricerca in assoluto migliore della concorrenza (e forse non lo è affatto, messo alla prova non sempre brilla), ma meglio dei suoi competitor prova ad esserlo quando si tratta di offrire al navigatore le informazioni di cui ha bisogno nel minor tempo possibile . Autocompletamento a parte (curioso che alla keyword “linux” il primo suggerimento associ “windows”, il secondo “microsoft” e il terzo “vista”), l’approccio seguito è quello di far giungere ad un risultato soddisfacente con meno click: se il risultato sia all’altezza delle aspettative saranno gli utenti a giudicarlo.
Curioso pure che, fino a questo momento, il funzionamento di Bing non sia omogeneo a seconda di dove parta la ricerca: utilizzando la versione italiana alcune funzionalità di confronto per lo shopping non sembrano al momento disponibili, così come pure i meccanismi di suggerimento. Testando la versione statunitense, tuttavia, ad ogni ricerca con una keyword riconosciuta dal sistema vengono associate una serie di categorie (mostrate sulla sinistra) con cui raffinare i risultati: uno sforzo vagamente semantico, come già visto nella beta Kumo , i cui risultati a volte risultano utili ad accorciare i tempi.
Se per un argomento c’è un sito ufficiale o una risposta immediata, Bing la propone in cima ai risultati. Per le aziende USA c’è pure il numero del servizio clienti (se disponibile) in bella vista. Scorrendo i risultati, e passandoci sopra il puntatore del mouse, il sistema mostra un’anteprima del contenuto reale della pagina di destinazione : allo stesso modo i video catalogati sono “animati”, nel senso che mostrano alcuni estratti di qualche secondo del loro contenuto al passaggio della freccia, e pure spulciando i differenti modelli di televisore o di stereo nella sezione shopping ci sono fior di estratti dalle recensioni disponibili altrove sul Web.
Si tratta, quest’ultimo, di un punto che risulterà probabilmente cruciale nel successo di Bing: mostrando in una sola interfaccia le informazioni utili a scegliere un volo, a comprare un gadget elettronico (magari con un interessante Bing cashback a corredo), a selezionare un libro piuttosto che un lettore MP3, Microsoft potrebbe fidelizzare al suo motore un numero notevole di navigatori/consumatori , che poi utilizzerebbero per abitudine Bing anche per il search (proprio come accade oggi con Google e, di riflesso, per le altre utility come Gmail, Docs, Reader ecc).
L’approccio è, in qualche modo, chiuso: dentro il recinto di Bing , analogamente a quanto succede ad esempio con Facebook, c’è tutto quello che serve per informarsi, prendere una decisione, raggiungere il proprio scopo . Il rischio è che coloro i quali le informazioni le forniscono, come ad esempio i siti professionali le cui recensioni sono mostrate tra le ricerche di Bing, vedano depauperate le proprie pageview e dunque i propri introiti pubblicitari: ma è ancora Ballmer a chiarire che se questa circostanza dovesse verificarsi, Microsoft non avrà problemi a sedersi attorno a un tavolo con gli interessati e negoziare un equo compenso.
Quello che non è mancato a BigM, a quanto pare , non è stata la raccolta pubblicitaria in senso stretto: gli spazi su Live fino ad oggi sono stati venduti, e a buon prezzo, quello che è mancato sono stati gli utenti e la loro permanenza sul sito. Con il suo approccio tuttofare, diverso da quello di Google e di Yahoo!, Bing prova a cambiare questo aspetto: se ci riuscirà, solo il tempo potrà dirlo. Dividere gli introiti con terzi, a quanto pare, è una possibilità non esclusa.
Di certo la nuova strategia sembra garantire una buona discontinuità rispetto alla precedente (ma Bing è sempre Live sotto il cofano , nuove interfacce a parte), e il risultato appare buono: tutto sta a comprendere se queste novità basteranno a trasformare l’ altro search engine in una killer application, o se invece le armi sfoderate da Google non basteranno da sole a sventare questo ennesimo assalto al suo primato.
Luca Annunziata