Seattle (USA) – Il suo è un caso celebre perché è stato il primo spammer professionista a finire nel mirino della legge antispam che nello stato di Washington fu varata già nel 1998 e che ancora rappresenta una delle normative più avanzate e severe di questo tipo. E’ il caso di Jason Heckel e delle sue speranze di fare una fortuna via Internet, speranze che si sono ora trasformate in una seconda condanna.
Heckel non ha contrabbandato indirizzi, non è entrato nei PC degli utenti né ha diffuso virus capaci di trasformare i computer in nodi sparaspam. L’uomo, uno spammer di vecchio tipo , aveva messo in piedi una abnorme lista di email a cui aveva spedito un libriccino che avrebbe dovuto, nelle sue intenzioni, farlo ricco: “Come guadagnare con Internet”.
Nelle sue email spammatorie, in cui chiedeva 40 dollari agli utenti Internet per la sua ricetta della ricchezza, Heckel si spacciava come Natural Instincts , nome emblematico di un’azienda inesistente. Nel 2002, Heckel è stato condannato ad una multa di 100mila dollari per l’invio di 20mila email spammatorie a residenti dello stato di Washington.
Ora la Corte d’Appello dello stato di Washington ha negato che Heckel, come sempre sostenuto dallo spammer, non sapesse che le sue email sarebbero arrivate a cittadini di quello stato. E ha riaffermato le pene decise in primo grado , a cui si dovranno aggiungere gli interessi dal 2002 ad oggi e i costi legali del procedimento.
Secondo i giudici, lo spammer non avrebbe dovuto aspettarsi niente di diverso dopo aver usato un software di rastrellamento indirizzi email per costituire i suoi indirizzari di… “vittime”.