“A partire da oggi, chiunque consulti abitualmente quei siti che difendono il terrorismo o incitano all’odio e alla violenza saranno puniti alla stregua di criminali”. È la promessa fatta in diretta televisiva dal Presidente francese Nicolas Sarkozy, in seguito alla brutale ondata di omicidi che ha sconvolto la Repubblica transalpina.
“La Francia non ha intenzione di tollerare l’indottrinamento ideologico sul suo territorio”, ha aggiunto con estrema fermezza Sarkozy. La tragedia è ormai nota al grande pubblico, ripresa dai principali media internazionali. Sette persone – tra cui tre bambini in una scuola ebraica – sono state assassinate dal giovane di origini algerine Mohamed Merah. Prima della sua morte, braccato dalla polizia, Merah aveva tirato in ballo la nota rete del terrore Al Qaeda, fonte d’ispirazione per gli efferati delitti in terra francese. Dichiarazioni che hanno fatto tornare l’estremismo islamico sulla cresta dell’onda, nei sonni più turbati dei governi dell’Occidente.
L’annuncio di Sarkozy ha infiammato gli animi degli attivisti che si battono per le libertà dei cittadini, da Reporters Sans Frontières fino ad arrivare ad Electronic Frontier Foundation . “La soluzione proposta è sproporzionata e potrebbe instaurare un regime di sorveglianza generalizzata del Web inquietante per le libertà individuali – denuncia RSF – costringendo gli ISP all’identificazione delle persone che consultano i siti incriminati”.
Vari – e cruciali – gli interrogativi posti al governo di Parigi: come quantificare l’abitudine alla consultazione e come rilevarla? Sostenendo (come nel caso della dottrina Sarkozy in materia di diritto d’autore) l’equivalenza tra indirizzo IP e identità? Sorvolando sul fatto che esistono svariati strumenti per la navigazione anonima in Rete? E poi, chi ha stabilito che l’accesso ai siti del terrore porti effettivamente ad azioni drastiche nella vita reale? In Francia basta un gadget a sfondo nazista per essere accusato di “incitamento all’odio”.
In effetti, i timori più grandi degli attivisti digitali è che Sarkozy, sull’onda della sensibilità della società civile rispetto a certi argomenti di stretta attualità, dia il via a una campagna di blocco dei siti web dotandosi di armi legislative. Armi che peraltro sarebbero già cariche: una disposizione relativa alla visita abituale di certi siti web è contenuta nel codice penale francese, volta a contrastare la pedopornografia online. Una abitudine alla consultazione punibile con due anni di carcere e 30mila euro di multa.
Mauro Vecchio