In occasione dell’evento Sky “Live in Courmayeur” si è tenuto un interessante approfondimento sul tema delle criptovalute, nel quale il presidente della Consob, Paolo Savona, ha avuto modo di approfondire il tema della pericolosità del comparto e, in particolare, ha potuto chiarire anche alcune sue prese di posizione antecedenti in tema di regolamentazione.
Il tutto avviene al termine di una settimana costellata di guai per il settore e nel giorno in cui il Bitcoin crolla di un ulteriore 16%: note importanti di contesto per comprendere le parole del Presidente Consob.
Savona: criptovalute come droga liberalizzata
Savona non usa mezzi termini nell’ammettere i pericoli delle crypto, ma al tempo stesso ritiene che l’apocalisse finanziaria non sia imminente: ci sono margini per un recupero di quelle barriere che possono arginare possibili disastri, facendo tornare tutto nell’alveo della legalità e del controllo prima che il problema possa esondare sull’economia reale. Savona ricorda come la legittimazione delle criptovalute sia arrivata prima della loro legalizzazione, rendendo il comparto particolarmente insidioso: “è come se si liberalizzassero le droghe senza stabilire le regole“. Se i pericoli non sono dietro l’angolo, è perché con regole adeguate si potrebbero offrire vie di fuga a chi vi ha riversato i propri risparmi: non trapela una vera fiducia nel futuro, ma nemmeno un profilo di rischio tale da indicare un allarme generale. Si predica rigore ed equilibrio, insomma, contro la “crescita vibrante” di Bitcoin e affini.
“Come in ogni mercato ci sono sia i buoni che i cattivi: anche i buoni chiedono regole“. Savona insiste sul tema: solo la creazione di normative può dare un seguito alle criptovalute. Ecco perché il presidente Consob chiede all’Italia di intervenire se l’Europa non farà un passo in anticipo.
Dietro le criptovalute non c’è nulla
Dietro le criptovalute non c’è nulla: a differenza del denaro, alle spalle non c’è alcun debitore. “La gente compra speranze di guadagno: essendo l’offerta limitata ed essendo in mano a privati, oggi l’attrazione non è quella di un titolo di Stato o di una impresa che produce“. Savona ricorda come le criptovalute siano una speculazione frutto di una convenzione sulla base della speranza di guadagno, ma non c’è altro: solo iniettando altro in questo meccanismo, allora si può immaginare di evitare problemi futuri.
Savona non usa mezzi termini nell’esplicitare le criptovalute come una delle tante bolle che hanno costellato la storia dell’economia: il ciclo passione-crisi-crollo sfugge rapidamente al controllo e soltanto una vera regolamentazione può evitare rischi per i risparmiatori e per chi intende costruire un’economia sana su questo tipo di transazioni. Qui l’intervento completo.