Roma – Un’attesa delibera della Commissione infrastrutture e reti dell’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha finalmente visto la luce: sono le norme sul SIM-lock , il meccanismo che impedisce ad un cellulare di essere utilizzato con la SIM di altri operatori, una strategia che lega l’acquisto di un telefonino all’uso di certi servizi e che proprio per questo può consentire ai carrier di distribuire cellulari a prezzi più bassi. In Italia è utilizzata attualmente solo da TRE e, negli ultimi tempi, ha vissuto un periodo alquanto travagliato .
Il Garante ha deciso che l’utente che, pagando, volesse ottenere lo sblocco del cellulare acquistato a quelle condizioni, dovrà comunque attendere almeno nove mesi .
In una nota l’Authority spiega che la decisione comprende l’obbligo per gli operatori di introdurre “avvertenze idonee a dare trasparenza e chiarezza nelle informazioni agli utenti”. Una regola che da sempre dovrebbe essere rispettata da chi fornisce un servizio sottoposto a particolare condizioni di fruizione.
Lo sblocco, che può essere desiderato per cambiare operatore e piano telefonico, dopo i nove mesi dall’acquisto comporterà per l’utente un esborso non superiore al 50% del valore dello “sconto” applicato dall’operatore all’atto dell’acquisto. Sarà invece gratuito se lo si chiederà dopo 18 mesi.
Missione compiuta? Tutti contenti? Le reazioni alla delibera dell’Authority delle Comunicazioni sono eterogenee .
Paolo Landi, di Adiconsum ritiene giusto avere una regolamentazione, “ma l’avremmo voluta più dalla parte del consumatore. Si tratterà ora di verificare se gli operatori presentano al consumatore questa formula commerciale in modo trasparente, perché esso sia edotto non solo sul “regalo”, ma anche sui vincoli contrattuali che lo impegnano fino a 18 mesi. Adiconsum aveva comunque indicato un periodo più breve”.
Più aspro Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori : “Ma come, l’AGCOM aveva individuato in sei mesi il periodo massimo per tale blocco, ha sottoposto tale ipotesi ai risultati di una Consultazione Pubblica e poi delibera un periodo più lungo?”. Decisamente contrariata, Federconsumatori scuote il capo con decisione: “Non comprendiamo proprio cosa sia avvenuto di nuovo, o quale madornale errore abbia commesso l’Agcom nel preparare l’ipotesi posta in consultazione. Ma in entrambi i casi sarebbe stato corretto risentire le Associazioni dei Consumatori. Ci sentiamo presi in giro e cominciamo a temere che anche questo nuovo Consiglio, pur con l’attivazione dei tavoli di lavoro con le Associazioni dei Consumatori, perpetui nei fatti “la mancata tutela” dei diritti dei consumatori!!”. Insiste: “Da oggi in poi aspettiamo da Agcom decisioni “a tutela dei diritti dei consumatori” e che ce ne sia bisogno lo evidenzia anche la Commissione Europea quando ricorda che gli interessi dei Consumatori non sono adeguatamente tutelati circa i servizi informazione elenco abbonati, i servizi a sovrapprezzo, i servizi non richiesti, il mancato trasferimento del credito residuo, etc. Aspettiamo di conoscere la Delibera sul lock del terminale mobile e ci riserviamo di intervenire in tutte le sedi per addivenire ad una regolamentazione che risulti bilanciata ed equa tra interessi dell’operatore e diritti del consumatore”.
Nel merito, Federconsumatori e Adusbef ritengono che il consumatore, in possesso di un terminale “sussidiato” da un operatore mobile, possa essere obbligato al massimo per sei mesi ad utilizzare il terminale unicamente con SIM di tale operatore. Non solo, ritengono che alla scadenza dei sei mesi il terminale debba essere automaticamente e gratuitamente sbloccato permettendo al consumatore di utilizzarlo anche con SIM di altri operatori.
“Al consumatore – aggiungono in una nota congiunta le due associazioni del consumo – deve essere inoltre garantito il diritto di recuperare la piena disponibilità del terminale anche in anticipo rispetto ai sei mesi,restituendo una somma proporzionale al sussidio ricevuto ed al tempo mancante alla scadenza oppure, in alternativa, riavere per intero la quota da lui pagata restituendo il terminale”.
Il Movimento Difesa del Cittadino accoglie positivamente la decisione dell’Autorità, considerando accettata la richiesta fondamentale dell’associazione “di garantire l’accesso a bassi costi all’UMTS anche per gli utenti a basso reddito, (accettando) così anche l’altra richiesta MDC della massima trasparenza informativa e contrattuale”. Anche per MDC non mancano i “ma”, le cui motivazioni sono allineate a quelle delle altre organizzazioni di difesa del consumo: “Sembra, invece, ancora irrisolta la questione dei vincoli di traffico obbligato ? dichiara il presidente Antonio Longo – che costituisce attualmente oggetto di alcune proposte di marketing al limite dell’ingannevolezza, non essendo gli utenti adeguatamente informati sulle pesanti penali a cui vanno incontro in caso di mancato rispetto del vincolo di traffico minimo”.
Fin qui le reazioni di alcuni rappresentanti dei consumatori. Va da sè che anche da TRE, unico operatore italiano interessato dal provvedimento, si attendono reazioni, anche sul piano commerciale: la delibera potrebbe costringere TRE, infatti, a rivedere le strategie adottate fino a questo momento per disegnare la propria offerta di telefonini “col blocco”.
Dario Bonacina