La software house texana Branch Software Inc. aveva il brutto vizio di allarmare l’utente con errori critici riguardo l’eventuale presenza di problemi nel registro di configurazione di Windows, anche se in realtà quegli errori non c’erano mai stati. È “scareware”, accusa Washington, che ha trascinato in tribunale la società grazie all’applicazione del Computer Spyware Act in vigore nello stato USA dal 2005.
La pressione e il contrasto ai produttori di software con caratteristiche da “allarmifici” , se non di vero e proprio adware/spyware, procede dunque sul solco già indicato dalla procura generale di Washington nei giorni scorsi.
In questo caso non si tratterebbe di software malevolo, ma di “semplice” truffa indotta dalla presentazione di messaggi di tipo “CRITICAL ERROR” durante un test condotto via web , il cui prevedibile esito era l’invito o, meglio, l’accorato appello ad acquistare il tool miracoloso sviluppato dalla società in grado di risolvere il problema.
I test condotti da Washington hanno però convinto gli inquirenti del fatto che quel messaggio è una grossa bufala , distribuita indistintamente sia a utenti con problemi che a proprietari di un sistema perfettamente in forma . Il software costa 40 dollari, una cifra che con tutta l’evidenza del caso Brach Software intasca senza avere alcun merito o utilità.
Rob McKenna, procuratore generale di Washington, ha dichiarato che il caso Washington v. McCreary (dal nome del CEO della software house, James McCreary IV) è il settimo aperto da quando il Computer Spyware Act è entrato in vigore. Lo stato è alla ricerca di un’ingiunzione nei confronti di Branch Software e di non meglio specificate pene civili contro gli accusati.
Alfonso Maruccia