Una lettera , inviata all’attenzione di Victoria Espinel, la cyberzarina voluta dal Presidente statunitense Barack Obama come Intellectual Property Enforcement Coordinator : il file sharing selvaggio costituirebbe un crimine decisamente più pericoloso della rapina in banca .
Parola della Songwriters Guild of America , che ha così incitato la nuova cyberzarina del copyright a prendere immediati provvedimenti, affinché gli utenti scariconi vengano puniti severamente, sia nell’ambito di procedimenti penali che di procedimenti civili. Perché – secondo la missiva – crimini come la rapina in banca sarebbero molto meno pericolosi per la società e l’economia a stelle e strisce. E per tali crimini, il governo statunitense avrebbe curiosamente a disposizione un vasto numero di corpi di polizia, tra cui lo stesso FBI. Una vera e propria ingiustizia a dire dell’associazione, dal momento che i federali non sembrano aver voglia di mettersi seriamente alla caccia dei feroci criminali del P2P, responsabili di un danno economico devastante .
“Sfortunatamente – si legge nella missiva – questa sbagliata attitudine permette ai pirati di attentare a un settore come quello legato alla proprietà intellettuale, in cui gli Stati Uniti godono di un significativo vantaggio competitivo”. Quello che chiede la Songwriters Guild of America è l’intervento del governo nella persecuzione a livello civile e penale dei condivisori, affinché non debbano essere le aziende private a farlo .
Dichiarazioni in linea con quanto recentemente illustrato e poi parzialmente rettificato dalla telco AT&T, che ha fatto pressioni sul governo a stelle e strisce, affinché adotti misure più drastiche per tutelare la proprietà intellettuale. Richieste piovute sul tavolo della cyberzarina , in aggiunta ai suggerimenti della letterina dei desideri di MPAA e RIAA.
Il motivo è sempre lo stesso, ripetuto quasi all’infinito. La pirateria online sta distruggendo le speranze di un settore e un’importante fetta dell’economia nazionale. E i guadagni degli artisti? È stato recentemente pubblicato uno studio condotto dalla società Information is Beautiful , a spiegare quanto venga indirizzato verso le tasche dei musicisti.
Per quanto riguarda la vendita di CD, all’etichetta spetterebbe un compenso di circa 2 dollari ad unità venduta – prezzo totale 9,99 dollari – mentre nelle tasche dell’autore andrebbero 30 centesimi . Spiccioli che salirebbero a 94 centesimi per vendite su iTunes, con le etichette a guadagnare 6,29 dollari.
La situazione sarebbe decisamente più drammatica per quanto concerne servizi online leciti come Spotify e Rhapsody. Agli autori ci vorrebbero tra gli 800mila e i 4 milioni di ascolti al mese per guadagnare quello che in genere riuscirebbero a racimolare da una comune attività lavorativa, ad esempio il commesso in un negozio. Almeno non si metteranno a rapinare banche.
Mauro Vecchio