Pare che le macchine non abbiano più diritto alla stupidità : Astrata Group ne è talmente convinta che ha sviluppato un “coso” – mai termine generico è stato più esatto – che consente ai veicoli di interagire con ogni aspetto che ha a che fare con il movimento, la navigazione e la sicurezza. Ogni interazione, inoltre, può essere effettuata in remoto sfruttando le potenzialità della comunicazione bi-direzionale satellitare e mobile. Ne esce una sorta di “grande fratello automobilistico” dal profilo vagamente inquietante.
Astrata, specializzata nel cosiddetto “vehicle tracking management”, lavora sulla gestione delle flotte aziendali. Il suo Global Location Platform (GLP), però, vanta una maggiore flessibilità rispetto alle soluzioni più comuni. Grazie ad unico dispositivo, facilmente installabile su ogni veicolo, consente di interagire con freni, volante, motore, portiere etc.
L’architettura veicolare – assicura – può essere completamente personalizzata. A Singapore, ad esempio, il Ministero degli Interni aveva bisogno di controllare i trasporti pericolosi su gomma. Con il “box” Astrata, ogni Tir con materiale esplosivo è stato dotato di sensori che permettono non solo il tracking ma anche, volendo, il quasi istantaneo rallentamento e blocco del motore, con successivo avvio dell’allarme.
Nell’ articolo dedicato da CNN Money al GLP si fa riferimento, a titolo di esempio, ad almeno quattro tecnologie veicolari disponibili: il controllo del volante, il sistema di riconoscimento del conducente, il tracker della velocità e il dispositivo di chiusura della cabina. Da una stazione di controllo remota, quindi, è possibile tramite GPS rilevare il cambiamento di rotta del veicolo e, volendo, intervenire attivamente. La Group 4 Securicor , la più grande società di sicurezza del mondo, ha integrato questa soluzione proprio nel suo parco veicoli blindati utilizzato in Indonesia.
L’unità centrale da montare sui mezzi, inoltre, può essere programmata in modo che consenta l’avvio solo dopo un controllo del tasso alcolico e l’identificazione, tramite impronte digitali, del conducente. La Singapore Civil Defence Force ha deciso di far installare sui suoi mezzi di pronto intervento anche una telecamera per registrare l’attività degli agenti.
Un’altra funzione interessante è quella che permette in totale contemporaneità di chiudere le porte del mezzo, accendere le luci ad intermittenza, far suonare il clacson e chiamare la Polizia. Non c’è scampo per il ladro? Non c’è neppure per i guidatori: un cliente ha deciso di utilizzare questa funzione per monitorare il comportamento dei suoi autisti sia per la velocità che per lo “stile” di guida.
Il problema del gingillo? È proprio quello: è intrusivo, pervasivo, controllante. Rischia di rivelarsi un incubo per molti camionisti e guidatori , almeno fino a quando non saranno chiari non solo i loro doveri ma anche i loro diritti. Fino ad oggi, infatti, il fatto stesso che la tecnologia consenta di eseguire controlli invasivi sembra giustificarne in sé l’adozione.
Dario d’Elia