Cinque exabyte di informazioni, prodotti a partire dall’alba della civiltà umana fino all’anno 2003. Una quantità considerevole, che attualmente viene scambiata dall’uomo a ritmi molto più veloci: 5 exabyte di dati ogni due anni . Ma l’umanità non sarebbe affatto pronta a questa esplosiva rivoluzione tecnologica, almeno secondo il CEO di Google Eric Schmidt .
Intervenuto nel corso delle conferenza organizzate a Lake Tahoe Techonomy , Schmidt ha parlato di questa esplosione di informazioni come – anche se in parte – il frutto dell’ attuale condivisione a mezzo social network . La proliferazione dei cosiddetti user generated content renderebbe ancora più complesse già delicate tematiche come la protezione della privacy.
Basterebbe analizzare i milioni di messaggi scambiati, trattenere i dati dei vari servizi di geolocalizzazione. Con un piccolo aiuto degli strumenti di Intelligenza Artificiale si potrà sempre prevedere dove un comune utente sta per dirigersi . “Mostrateci 14 foto che vi ritraggono – ha detto Schmidt – e noi potremo identificarvi”.
“Non credete di avere 14 foto di voi stessi online? – ha continuato il CEO di Google – Ma se avete le foto di Facebook! La gente troverà sempre utili device che ricorda loro cosa vogliono fare, semplicemente perché in genere se ne dimenticano”. Ma la società non sarebbe affatto pronta a tutte le problematiche che emergono come risultato dei contenuti generati dagli stessi utenti.
“L’unica maniera per gestire tutto questo – ha chiosato Schmidt – è attraverso la vera trasparenza e una condizione di nessun anonimato online. In un mondo fatto di minacce asincrone, l’assenza di metodologie di identificazione è troppo pericolosa. Abbiamo bisogno di un servizio di verifica delle identità per le persone. E i governi lo richiederanno”.
Mauro Vecchio