Secondo l’ executive chairman di Google Eric Schmidt il tempo della censura è agli sgoccioli: le diramazioni della Rete e gli strumenti crittografici a disposizione di ognuno permetteranno di sconfiggerla entro dieci anni .
Durante una lezione tenuta alla Johns Hopkins University Schmidt ha iniziato a parlare della censura in Cina, finendo per tracciare una visione dell’arco di sviluppo della censura online e delle tecnologie che la combatteranno: “Prima vi provano a bloccare, poi provano a infiltrarsi tra di voi, ma alla fine vincete. Penso veramente che sia così che funzioni: gli equilibri di potere ormai sono cambiati”. E – conseguentemente – “possiamo eliminare la censura in un decennio”, entrando in quella che chiama la network age .
In questa nuova era della Rete , secondo Schmidt, i netizen comunicheranno tra loro e si organizzeranno socialmente attraverso canali privati protetti da tecnologie di crittografia avanzata .
Parlando della censura, peraltro, Schmidt non può non parlare anche dell’argomento caldo del momento, la sorveglianza governativa sulle comunicazioni dei privati cittadini.
In fondo, il discorso di Schmidt non è altro che una visione della storia contemporanea analizzata con la lente della tecnologia: a continui tentativi di ingerenza informatica da parte di autorità e governi contrappone l’evoluzione tecnologica che dà al singolo la possibilità di sfuggire al Palantir dei governi (filtri, intercettazioni ecc.).
Anche se le intercettazioni illegali compiute da NSA dimostrano che tecnologie di cifratura e protezioni possono essere superate, d’altronde, Schmidt sottolinea come si può rendere la vita dello spione – cui si deve giocare sempre al gatto col topo – sempre più difficile “con chiavi di accesso sufficientemente lunghe e cambiate regolarmente”.
Certo, in una visione manichea non è detto che Google stessa sia da classificare tra i buoni : solo pochi giorni fa ha raggiunto un accordo con 37 Stati USA per appianare l’accusa di violazione della privacy degli utenti di Safari e nel dibattito conseguente all’esplosione del caso Datagate è dovuta intervenire promettendo nuove misure crittografiche e lamentandosi di quante volte è stata costretta per legge a passare informazioni personali relative ai propri utenti alle autorità statunitensi (informazioni di cui può disporre proprio perché le raccoglie).
Google, peraltro, potrebbe non doversi mai chiedere da che parte stare: parlando sempre di visioni a lungo termine, Vint Cerf , chief internet evangelist di Google nonché pioniere di Internet, va nella direzione opposta e vede nell’ influenza dei social network , l’arma definitiva di distruzione della privacy. Cerf afferma addirittura che la privacy così come la conosciamo potrebbe diventare “un’anomalia”.
Claudio Tamburrino