Roma – Nonostante le preoccupanti stime relative ad un 2009 decisamente in rosso per YouTube, in casa Google non sembra essere svanito l’ottimismo, espresso ancora una volta dalle parole del CEO Erich Schmidt, secondo il quale prima o poi YouTube non solo ripagherà l’azienda del costo d’investimento sostenuto, ma si gioverà di un business model solido in grado di portare nelle casse di Google ben più di quanto speso per tenere in piedi l’intera struttura.
Le parole di Schmidt sono state supportate dall’ analisi fatta da Jeffery Lindsay di Bernstein Research , secondo il quale i ricavi generati nel 2009 dal portale all video di BigG dovrebbero aggirarsi intorno ai 123 milioni di dollari . Una cifra generata soprattutto dal nuovo corso del portalone, volto a creare un business model in grado di autoalimentarsi. Comunque, non tutti i video postati sul sito risultano essere appetibili agli investitori del settore advertising: secondo le stime di Lindsay, solo il 9% dei video del portale sarebbero utili in termini di spazi pubblicitari, cifra destinata a salire al 15% nell’arco dei prossimi 12 mesi.
In tal senso, uno dei problemi che in qualche modo il sito dovrà risolvere è quello del sistematico upload di contenuti protetti da copyright tra i suoi contenuti, una piaga che fa storcere il naso agli inserzionisti e che limita in qualche modo il fiorire di ulteriori accordi commerciali sul settore advertising. Comunque, se è vero che YouTube sembra avere ad oggi poco controllo sui contenuti generati dagli utenti, è pur vero che Google ha stretto numerose partnership con numerosi fornitori di contenuti a livello professionale, in grado di attirare molti utenti e, si spera a Mountain View, di permettere di centralizzare il sistema degli annunci pubblicitari proprio sulle pagine più visitate.
Ma a discapito dell’ottimismo dimostrato da Schmidt, l’avanzata di YouTube potrebbe dimostrarsi più lenta del previsto, spingendo Google a dover prendere una decisione più o meno drastica: secondo alcune fonti non meglio precisate, si potrebbe arrivare persino ad un clamoroso spinoff, così come è previsto avvenga nel fallimentare matrimonio tra Skype ed eBay . Nel contesto di una tale ipotesi YouTube riceverebbe un budget da Google, nelle insolite vesti di genitore che dispensa una paghetta al proprio figliuolo. Va comunque detto che, a meno di clamorosi sviluppi nella gestione del sito, una prospettiva del genere sembra essere lontana dal concretizzarsi. La sensazione più comune è che molto dipenderà dall’evolvere della situazione dei prossimi due anni, senza contare la possibile influenza sul mercato del rivale più prossimo, ovvero Hulu, la cui ascesa potrebbe presto divenire un fattore preoccupante per le sorti di YouTube.
Vincenzo Gentile