Chi segue da anni le controverse vicende legate a SCO ha ormai imparato a non vendere la pelle di questa azienda anzitempo. Più volte data per spacciata, la società guidata da Darl McBride è sempre riuscita, in un modo o nell’altro, a non cadere oltre l’orlo del baratro. L’ultimo salvataggio in extremis è avvenuto pochi giorni fa, quando McBride è riuscito a posticipare ogni decisione del tribunale relativa alla liquidazione di SCO presentando un accordo firmato con la società di investimenti londinese Gulf Capital Partners (GulfCap).
Secondo i termini dell’accordo, SCO cederà a GulfCap tutti gli asset relativi a UNIX in cambio di una somma di denaro che dovrebbe consentirle di far fronte alle richieste dei creditori. Una volta pagati i propri debiti, e uscita dal regime di amministrazione controllata in cui si trova dal settembre 2007 , SCO conta di continuare la propria battaglia legale contro IBM, Red Hat e altre società legate a Linux.
Preso atto della nuova situazione, il giudice ha deciso di rinviare la seduta di liquidazione al prossimo luglio: i giorni proposti sono il 16 e il 27. In tale occasione la corte dovrà decidere se concedere fiducia a SCO, e avallare la cessione del suo business relativo a UNIX, o liquidare definitivamente l’azienda mettendo la parola fine alla sua controversa campagna legale anti-Linux.
Sebbene McBride affermi di essere riuscito a strappare l’accordo con GulfCap giusto poche ore prima il suo ingresso in tribunale, il boss di SCO stava meditando questa mossa da molti mesi. Lo scorso gennaio, in un documento che illustrava i piani di ristrutturazione dell’azienda, si è appreso come SCO sperasse di racimolare almeno 6 milioni di dollari dalla vendita della piattaforma di sviluppo SCO Mobile Server e del sistema operativo Unix OpenServer. E già all’epoca la società espresse in modo chiaro la sua intenzione di proseguire le cause legali ancora in corso.
La guerra legale contro IBM e Linux non ha mai preso la piega sperata da SCO, ma per l’azienda di Lindon la batosta più grande è arrivata la scorsa estate, quando il giudice distrettuale Dale A. Kimball ha sentenziato che è Novell, e non SCO, a possedere i copyright su UNIX e UnixWare. Una seconda sentenza ha poi stabilito l’esatto ammontare delle royalty – 2,5 milioni di dollari – che quest’ultima deve a Novell per i contratti di licenza di UNIX venduti in passato a Microsoft e Sun.
Alessandro Del Rosso