Una donna che cammina fra i petali di fiore di ciliegio: questa l’immagine visualizzata dagli utenti giapponesi caduti in una nuova singolare trappola informatica. Sul loro PC un messaggio : “Sei già morto. Vieni qui. E scusati con me. In caso contrario il tuo PC si autodistruggerà”. E in un attimo video e musica presenti sul computer vengono sostituiti dalla immagini di un giovane che si firma Harada.
Per questo motivo quel pezzo di codice è stato soprannominato Harada dai media locali. La security firm Sophos lo definisce una mutazione del Trojan Pirlames : si mimetizzava in un’animazione tratta dall’anime Clannad , estremamente popolare e apprezzato nel Sol Levante, scambiato dai netizen su Winny , servizio giapponese dedicato al file sharing. Ma il presunto autore del trojan è stato arrestato.
Rintracciato l’autore del codice malevolo, di fronte alle forze dell’ordine si è parato un baratro legislativo , una contingenza che si era verificata anni fa nelle Filippine e a Taiwan : nessuna norma che punisca i virus writer, nessuna pena prevista per gli autori di malware. Ma le leggi che tutelano il diritto d’autore sono apparse calzanti . Più calzanti delle accuse di danneggiamento di attività economiche o di proprietà altrui, accuse con le quali spesso sono stati puniti altri virus writer: il fatto che il codice fosse stato veicolato da un’immagine coperta da copyright ha offerto l’opportunità di arrestare Masato Nakatsuji, 24enne, studente universitario e untore informatico.
Qualcosa da dire a sua discolpa? Masato confessa che non voleva violare il diritto d’autore, voleva soltanto infettare il più alto numero possibile di computer: “Ritenevo che il virus si sarebbe diffuso con più facilità se nascosto all’interno di un file dal nome così popolare”, Clannad appunto.
Sulle stesse posizioni gli altri due arrestati, sospettati di aver distribuito sulle reti P2P virus e immagini incriminate. Rischiano un massimo di 10 anni di carcere e una multa di 10 milioni di yen, circa 64mila euro, per aver distribuito illegalmente immagini protette da copyright.
Tutto questo mentre imperversa una campagna governativa che invita gli utenti a proteggere i propri PC, mentre una proposta di legge per istituire nuovi “reati informatici” è arenata nelle secche della politica.
Gaia Bottà