Una analisi della strategia italiana per la scuola digitale, commissionata dall’ultimo ministro dell’Istruzione Francesco Profumo all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). I primi risultati sulla situazione nel Belpaese non hanno certo brillato: rispetto a quello britannico, il sistema scolastico tricolore è indietro di ben 15 anni nel processo di informatizzazione delle classi .
Agli attuali ritmi di sviluppo sostenuti in Italia, il rapporto OCSE ha ammesso che ci vorranno più di 15 anni per dotare l’80 per cento delle classi italiane di strumenti avanzati come, ad esempio, le Lavagne Interattive Multimediali ( LIM ). Lo stesso ministro Profumo ha ora annunciato l’installazione di 4.200 nuove LIM per l’anno scolastico 2013-2014 , un aumento del 6 per cento per una copertura del 23 per cento delle aule italiane.
Proprio sull’adozione delle LIM sono arrivate le uniche osservazioni incoraggianti nella revisione OCSE. “Il Piano LIM è la principale iniziativa a sostegno delle dotazioni tecnologiche nelle classi, in particolare delle lavagne interattive multimediali – si legge nella analisi per il ministero dell’Istruzione – ma il suo maggiore limite consiste nella lentezza della sua attuazione. Nel 2012, il 16 per cento delle classi italiane (al massimo) erano dotate di lavagne interattive, con un aumento di 11 punti percentuali rispetto al 2010”.
Per l’organizzazione, la vera criticità del Piano Nazionale adottato per la scuola digitale nel 2007 è rappresentata dalle risorse stanziate dal governo. Troppo pochi i 30 milioni di euro (5 euro a studente) previsti nella strategia di digitalizzazione tricolore . L’Italia è in forte “ritardo rispetto alla maggioranza dei paesi: nel 2011 solo il 30 per cento degli studenti italiani di terza media utilizzava le ICT come strumento di apprendimento durante le lezioni di scienze, rispetto a una media del 48 per cento in altri paesi dell’OCSE”.
La stessa organizzazione internazionale ha spinto l’Italia a trovare finanziamenti integrativi da parte di regioni e fondazioni, per trovare almeno quelle dotazioni tecnologiche meno costose come quei kit formati da computer, visualizzatore e proiettore. Lo studio dell’OCSE ha tuttavia sottolineato come i 30 milioni di euro stanziati dal governo rappresentino soltanto lo 0,1 per cento del budget a disposizione del ministero nel capitolo istruzione .
“Il Piano per la digitalizzazione delle scuole è partito 5 anni fa – ha spiegato il ministro Profumo – Purtroppo gli investimenti sono ridotti anche se il progetto è allineato con gli standard europei. La comunità di docenti e dirigenti delle scuole è pronta per la digitalizzazione, ma servono investimenti. Con la scuola digitale, ad esempio, le famiglie potranno risparmiare circa 100 euro all’anno in spesa per i testi di studio. Stiamo facendo intese anche con gli operatori telefonici per dotare di connessione studenti e famiglie”.
Negli ultimi dati diramati dall’osservatorio tecnologico del Miur – dunque inclusi nel rapporto OCSE sulla scuola digitale – l’82 per cento delle scuole del Belpaese possiede una connessione a Internet, mentre le aule effettivamente connesse in Rete sono circa il 54 per cento . Alla fine del 2012, in Italia sono presenti solo 416 Cl@ssi 2.0 e 14 Scuole 2.0 .
Mauro Vecchio