Non affatto convinti della bontà di quanto previsto per la nuova scuola digitale, i vertici dell’Associazione Italiana Editori (AIE) hanno annunciato il ricorso al Tar contro il decreto ministeriale in materia di adozioni dei libri di testo in formato elettronico dall’anno scolastico 2014/2015. Ratificato alla fine dello scorso marzo dall’allora ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, il testo del decreto era stato criticato dagli editori tricolore per una scarsa considerazione di problematiche cruciali come quella dell’insufficienza infrastrutturale delle scuole .
“Il decreto Profumo ha introdotto una nuova adozione digitale forzata a dispetto delle autonomie delle scuole e delle stesse capacità tecniche di scuole, insegnanti e alunni ad essere pronti già per l’anno 2014/2015 – ha spiegato in una nota ufficiale il presidente del Gruppo Educativo di AIE Giorgio Palumbo – Costringerà noi editori ad annullare i nostri investimenti e a macerare i nostri magazzini, costituiti in base alla legge dei blocchi delle adozioni e calcolati secondo le ragionevoli aspettative del graduale passaggio al digitale, così come definito dal testo della legge votato in Parlamento”.
Precisando che non si tratta di una crociata contro i libri digitali, AIE contesta l’adozione forzata di testi elettronici per le cosiddette classi capiciclo – la prima classe della scuola primaria e secondaria – e, in secondo luogo, l’abbattimento previsto dei tetti di spesa del 20-30 per cento già dall’anno scolastico 2014/2015 . “L’ex ministro si è basato sul falso presupposto che il passaggio al digitale comportasse un abbattimento dei costi di produzione, indimostrato peraltro – ha continuato Palumbo – Al contrario esso richiede altre professionalità e altri costi e sconta un’iva di 17 punti percentuali (forse da luglio di 18) in più rispetto ai libri di carta”. ( M.V. )