Un vero e proprio caso , scoppiato alla fine dello scorso febbraio con una infuocata missiva indirizzata ai vertici del Canadian Radio-television and Telecommunication Commission (CRTC), l’organo governativo canadese che provvede alla regolamentazione dell’intero settore delle telecomunicazioni. A protestare era Teresa Murphy, semplice cliente del provider locale Rogers, ma anche grande appassionata degli universi virtuali del popolare World of Warcraft (WoW). L’accusa nei confronti dell’ISP parlava chiaro: i meccanismi di filtraggio adottati da Rogers avevano soffocato l’esperienza videoludica della donna .
Un problema in sostanza basato su una cattiva interpretazione da parte dei filtri dell’ISP, che avevano considerato i servizi online di WoW alla stregua di applicazioni votate al P2P . Le attività di Deep Packet Inspection (DPI) di Rogers non si erano infatti rivelate troppo morbide nei confronti di scariconi e torrentisti del web.
“Non ho mai utilizzato canali P2P – si poteva leggere nella missiva scritta da Murphy ai vertici di CRTC – ma riscontro ancora problematiche perché Rogers considera il mio traffico di gioco come P2P. Molte delle applicazioni del gioco sono totalmente inutilizzabili. Non è giusto che i clienti di Rogers paghino per un servizio che non possono nemmeno utilizzare”.
I vertici del provider hanno solo recentemente risposto a quelli di CRTC, sottolineando come sussista un problema relativo alle tecnologie sfruttate per la gestione del traffico . Queste stesse tecnologie andrebbero ad interferire con i servizi online di WoW, soprattutto a causa di modifiche apportate al gioco dai suoi sviluppatori.
Ma il provider ha anche sottolineato come una situazione del genere venga a crearsi solo ed esclusivamente in presenza di un client P2P . Teresa Murphy ha ribadito la sua estraneità alla condivisione dei contenuti online, mentre ora dovrà attendere almeno il prossimo giugno – tempistica prevista per il recupero dal problema – per continuare a dimenarsi tra orchi e affini.
Mauro Vecchio