L’ombra della Grande G non si allunga su tutta la rete, non tutti i cittadini della rete rischiano di sorprendersi attoniti di fronte allo schermo se Google vacilla. Ma Google vede e provvede : anche a costo di assoldare netizen per disseminare il verbo.
Il Giappone è un mercato che Google sta rosicchiando alla concorrenza non senza difficoltà : a dominare nel sol levante resta Yahoo. Lo mostrano le rilevazioni Nielsen e i dati Comscore: se Google domina a livello globale, non tiene in pugno tutti i mercati.
È così che la divisione locale della Grande G ha messo a punto servizi mirati e strategie di comunicazione per catalizzare l’attenzione dei 60 milioni di cittadini della rete locali. Il più recente tentativo di affondo al primato di Yahoo ha fatto leva sulla disseminazione di widget aggiornati con le parole chiave più cercate sul motore locale. Una funzione che non è evidentemente riuscita ad incastonarsi nelle pagine web e nei cuori dei cittadini giapponesi della rete: Google ha allora tentato di innescare il passaparola affidandosi a mercenari della tastiera .
A rivelare la strategia del colosso del search, il servizio di ricerca blog: sono numerosi i netizen che tessono le lodi del widget di Google e che nel contempo garantiscono ai visitatori trasparenza, relegando in un angolo della pagina l’ inconfessabile disclosure. Racimolano denari aderendo a Cyberbuzz, un servizio del tutto simile alle varianti meno spudorate del famigerato PayPerPost , intermediario fra aziende in cerca di visibilità grassroot e cittadini della rete in cerca di arrotondamenti alle entrate mensili.
Mimetizzate fra post dedicati a frammenti di quotidianità, le recensioni entusiaste del widget: brevi spiegazioni relative alla dinamica del servizio Google, elogi della sorpresa regalata dalla scoperta delle parole chiave capaci di raffigurare lo spirito dei tempi settimanale, panegirici dei risultati delle ricerche. Sono post che non sono sfuggiti agli osservatori della blogosfera giapponese.
Google, pungolata dai cittadini della rete, ha reagito. L’ammissione di colpa si è affiancata alle scuse: “La divisione giapponese di Google – si chiarisce nel blog ufficiale – sta portando avanti diverse campagne promozionali per far conoscere alle persone i nostri prodotti”. Google ha promesso di chiudere la campagna grassroot, ma sembra sorpresa nel rilevare che “utilizzare i blog a fini promozionali violi le linee guide del motore di ricerca”: i dirigenti locali pare non siano a conoscenza delle battaglie condotte da Google nei confronti di link che non scaturiscano dall’onestà gratuita dei cittadini della rete. I vertici della divisione giapponese si profondono in scuse e promettono trasparenza: si metteranno in campo altre tattiche per recuperare il danno inferto all’immagine dai publiredazionali a mezzo post.
Gaia Bottà