Avrebbe pagato per tutte le critiche piovutegli addosso in materia di privacy dei suoi utenti. Ma a farlo precipitare sarebbero state anche modifiche strutturali fin troppo frequenti , in aggiunta a pratiche di advertising non del tutto trasparenti. Facebook, social network da ormai 500 milioni di iscritti, sembra così essere sparito dai vertici delle classifiche di gradimento dei consumatori statunitensi.
A spiegarne i motivi è stato Larry Freed, CEO di ForeSee Results , società d’analisi con base in Michigan che ogni anno compila l’ American Customer Satisfaction Index (ACSI), che illustra il grado di soddisfazione dei consumatori a stelle e strisce relativamente a oltre 200 aziende nei più diversi settori .
Tra questi – per la prima volta – quello che ospita i vari protagonisti del web social. E il sito in blu non ha certo fatto registrare risultati degni della sua fama planetaria: 64 punti su 100 , esattamente uno in più del fanalino di coda MySpace. Facebook è finito dunque al penultimo posto, all’interno di una classifica guidata da Wikipedia (77 punti) e YouTube (73 punti).
Grande assente, la piattaforma di microblogging Twitter, esclusa per uno specifico motivo: la maggior parte dei suoi utenti vi avrebbe accesso tramite altri servizi e applicazioni terze. “Facebook ha avuto un successo fenomenale – ha commentato Freed – non ci aspettavamo risultati così bassi da parte dei consumatori”.
Il CEO di ForeSee Results ha quindi sottolineato come il leader Wikipedia abbia sfruttato alcuni significativi vantaggi. Tra questi, il fatto di aver mantenuto sempre una stessa interfaccia per anni . Questo significherebbe che i consumatori preferiscono l’evoluzione alla rivoluzione. Che quella del sito in blu sia stata troppo repentina?
Mauro Vecchio