Se il Green Pass può essere revocato, diventa un'altra cosa

Se il Green Pass può essere revocato, diventa un'altra cosa

L'introduzione della revocabilità del Green Pass lo trasforma in cosa nuova rispetto ad oggi, ma non deve portare ad abdicare al senso di responsabilità.
Se il Green Pass può essere revocato, diventa un'altra cosa
L'introduzione della revocabilità del Green Pass lo trasforma in cosa nuova rispetto ad oggi, ma non deve portare ad abdicare al senso di responsabilità.

Da qualche ora è tornata in auge la discussione sul fatto che il Governo vorrebbe poter revocare il Green Pass alle persone risultate positive, così che non possano frequentare locali a rischio e creare situazioni di possibile pericolosità per gli altri. Spesso questa mancata possibilità è stata descritta come un “bug”, una cosa da correggere, ma in realtà non si tratta né di una cosa nuova, né di una cosa ignota, né di un errore. Semplicemente, un Green Pass revocabile è una cosa diversa rispetto ai Certificati Verdi adottati a livello europeo e che solo impropriamente sono stati ribattezzati “Green Pass“.

La differenza è sottile, ma sostanziale: mentre il Certificato Verde dovrebbe semplicemente certificare un particolare status (di persona vaccinata, guarita o dotata di tampone negativo), il Green Pass ambisce ad essere un vero e proprio passaporto sanitario che permette l’accesso o meno ad un particolare varco. Le attuali certificazioni, dunque, non contemplano l’idea della positività poiché ininfluente: mentre il Certificato continua a certificare lo status della persona, a fronte della positività è responsabilità della persona stessa disporsi in isolamento ed evitare contatti con terzi.

Che non sia né cosa nuova, né cosa ignota, lo testimonia il fatto che già nello scorso mese di agosto ne parlammo approfonditamente: l’Italia usciva da una nuova ondata, si godeva un’estate che si sperava di rilancio, ma a distanza di un semestre il tema è tornato pesantemente di attualità sulle ali di Omicron e sulla scia dei dati di contagio in aumento.

Il Green Pass che non lo era

L’introduzione della revocabilità del Green Pass completa l’evoluzione che già era stata avviata chiamandolo “pass”: il QR Code diventa in tal caso vero e proprio lasciapassare, certificante non lo status in base a quanto accaduto in passato, ma certificante lo status attuale di persona abilitata all’ingresso o meno.

Secondo quanto emerso, l’Italia starebbe aspettando il via libera del Garante Privacy per predisporre il cambiamento immaginato: all’Authority il compito di vagliare le modalità previste per evitare che il controllore possa avere informazioni sensibili circa lo stato vaccinale o di salute del controllato. Si apre, inoltre, anche un fronte europeo: occorre valutare come e se portare questa novità anche in Europa, dove i tempi sarebbero più lunghi, ma dove vige il dovere di omologare quanto più possibile le regole dei certificati verdi tra tutti i Paesi aderenti al progetto.

Dal punto di vista tecnico è necessario mettere a punto un sincronismo tra la banca dati dei certificati e quello delle positività, correlando i due elenchi per far emergere i certificati da invalidare in attesa di negativizzazione. Non è questo un compito semplice, soprattutto in virtù del fatto che i cambiamenti sono continui, mentre VerificaC19 ha elenchi aggiornati soltanto a cadenza quotidiana. Se a tutto ciò si aggiunge la differenziazione già introdotta tra Green Pass base e Green Pass rafforzato, ecco che la situazione inizia a complicarsi ulteriormente, anche se di fatto semplificata agli occhi di un’utenza finale a cui viene derogata ogni valutazione in funzione di un semplice semaforo verde che o si accende, o non si accende.

Dal punto di vista della percezione, questa trasformazione del Certificato in Pass è infatti sicuramente qualcosa di molto più semplice nella quotidianità, poiché esclude ogni riflessione ulteriore: se il Green Pass è valido si accede, se non lo è non si accede. Tuttavia questo non deve ridurre il senso di responsabilità dei singoli, poiché soltanto un senso di tutela collettivo e altruista può davvero evitare l’insorgere di nuovi focolai. Il rischio è di avvitarsi in un senso burocratico della tutela reciproca, delegando al semaforo verde la difesa degli altri e abdicando ad un fondamentale senso civico che è il primo vero dispositivo di protezione di cui possiamo dotarci.

L’introduzione del Green Pass revocabile è un’arma a doppio taglio, che può offrire maggiori serenità nel breve periodo, ma anche maggiori pericoli nel lungo periodo. Nella speranza condivisa che la pandemia possa risolversi nel breve periodo, trovando nel lungo una natura endemica controllabile con vaccini ricorrenti, non resta che attendere le novità in arrivo ed iniziare a immaginare il significato di questi nuovi pass utili ad isolare chi, per delinquenziale superficialità, si muove da casa anche se risultato positivo ed affidato alla quarantena.

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Pubblicato il
10 dic 2021
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