Roma – Salve, scrivo per sottoporre una questione a mio avviso importante per la diffusione della musica. In questi ultimi anni, sempre più spesso sono costretto ad acquistare CD musicali da negozi on-line esteri non UE (tipicamente USA), perchè i medesimi prodotti non sono disponibili sul mercato europeo.
Questi CD sono per la maggior parte un po’ vecchiotti o album di artisti non molto conosciuti in Europa, che ho potuto conoscere magari dai titoli di coda di un film al cinema, o attraverso scambi P2P. Come ho già avuto modo di scriverLe in passato, sono un ottimo cliente delle case discografiche e l’utilizzo del P2P da parte mia è soprattutto propedeutico all’acquisto, in un regime di “try-before-you-buy”.
Ho potuto infatti riscontrare che in Italia molti di questi album sono totalmente assenti dagli scaffali dei negozi reali e spesso anche dai cataloghi di quelli virtuali. E’ molto spesso non si tratta di artisti mediocri. Faccio due esempi: prima che Kid Rock vincesse alcuni importanti riconoscimenti internazionali, era praticamente impossibile comprare un suo album nella mia città o on-line in negozi italiani. Allo stesso modo non era possibile reperire gli album + vecchi di Eric Johnson, che è stato conosciuto in Italia per aver tenuto una serie di concerti denominati G3 (un po’ come dire, i 3 più grandi) assieme a Steve Vai e Joe Satriani.
A volte la situazione è ancor più grave: è difficile reperire album datati di artisti europei, mentre in USA sono ordinabili e disponibili in 24 ore!
Alle mie richieste di spiegazioni in merito, mi è stato risposto che non sono disponibili, altre volte che non sono nemmeno a catalogo o che l’importatore non ha interesse a importare quantità troppo basse di un certo prodotto. Come a dire che va solo il mainstream e la musica “di nicchia” non è economicamente appetibile. Alla faccia di tutta la propaganda che fanno le etichette discografiche sull’entità “inestimabile” del loro lavoro di promozione degli artisti e distribuzione della musica.
Al momento, acquistando i CD con queste modalità commetto un illecito, poichè non sto onorando il pagamento delle tasse alla SIAE. Mi chiedo quindi se è giusto penalizzare il consumatore per una deficienza che è di carattere organizzativo dei distributori, importatori, rivenditori e chi più ne ha più ne metta livelli che stanno tra l’artista e il suo pubblico. Mi chiedo anche se il ministro Urbani ha intenzione di continuare a tutelare solo le lobbies di discografici o anche i consumatori, che come tali hanno il diritto sacrosanto di poter acquistare gli album dei loro artisti preferiti senza essere considerati dei “pirati”, giacchè chi ha prodotto e commercializzato questi CD aveva comunque un accordo legale con i detentori dei diritti d’autore nel paese d’origine.
Un ultimo appello: vuole, per favore, il ministro Urbani adoperarsi per riformare il diritto d’autore in modo che il consumatore possa prescindere il costo dei diritti d’autore del materiale protetto dal medium con cui il materiale viene distribuito? Oggi se compro 10 copie dello stesso album, sto pagando 10 volte per avere lo stesso diritto, ma le mie orecchie sono sempre 2. Ci dia un metodo facile facile per calcolare i diritti d’autore sulle opere che ho acquistato e mi permetta di decidere se pagarli all’acquisto o con un modello F24.
Giacomo C.
Gentile Giacomo
comprare in questo modo non è illecito come non lo è acquistare opere di ingegno che non siano timbrate SIAE (sempre che non lo debbano essere per legge). Sono invece davvero tanti a segnalare l’uso del P2P come modo per conoscere musica e altre opere prima sconosciute, per ampliare cioè i propri orizzonti.
Anche per questo in tanti sperano nella capacità dell’industria e dei governi di superare l’attuale impostazione che è stata data al diritto d’autore. Da questo punto di vista, trovo che debba essere spunto di riflessione per tutti anche l’ultima tua osservazione, sull’acquisto ripetuto di un medesimo… diritto.
A presto, Adele Chiodi