Se il P2P è socialmente accettabile

Se il P2P è socialmente accettabile

Il 70 per cento degli utenti non sentirebbe particolari pressioni morali per pratiche come il file sharing. Ma, secondo uno studio danese, non accetterebbe mai la distribuzione a scopo di lucro di un contenuto scaricato
Il 70 per cento degli utenti non sentirebbe particolari pressioni morali per pratiche come il file sharing. Ma, secondo uno studio danese, non accetterebbe mai la distribuzione a scopo di lucro di un contenuto scaricato

A rivelarlo è stato un sondaggio condotto in Danimarca: il 70 per cento degli utenti della Rete troverebbe “socialmente accettabili” pratiche come il P2P e il file sharing. Sette netizen su dieci non sentirebbero dunque particolari pressioni morali sulle loro attività di condivisione dei contenuti.

A pubblicare i risultati dell’indagine è stata l’unità di ricerca della fondazione Rockwool , che ha cercato di comprendere le varie propensioni etiche di un campione di utenti danesi . Oggetto d’analisi è stata una vasta serie di attività illegali, dall’evasione fiscale alle frodi assicurative.

Quali di queste attività fraudolente sarebbero ritenute accettabili dagli utenti danesi? Sicuramente il file sharing, che da una fetta pari al 20 per cento del campione verrebbe considerata come una pratica totalmente accettabile . Al contrario di quanto ritenuto dal 30 per cento degli utenti, in opposizione assoluta al P2P.

I dati dovrebbero essere comunque presi con le pinze, dal momento che i cittadini danesi non vanno certo a rappresentare l’intero globo della Rete. Uno spunto interessante è però emerso dal sondaggio: 3 intervistati su 4 hanno condannato con assoluta fermezza il download di contenuti per la loro successiva distribuzione a scopo di lucro .

Come dire che il file sharing debba restare un’attività libera in Rete, basata su principi come quello del dono e della condivisione. Gli utenti intervistati non sembrano dunque aver considerato la visione illustrata continuamente dai legittimi detentori dei diritti, paragonando la condivisione di un disco ad un vero e proprio furto in un negozio.

E un altro aspetto interessante ha fatto capolino dal sondaggio danese: la percentuale di utenti a favore del P2P non si è poi molto discostata da quella ottenuta più di dieci anni fa dalla stessa fondazione danese. Che i tentativi di sensibilizzazione – più o meno violenti – messi in atto dall’industria siano risultati vani?

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
3 mar 2011
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