Gettavano esche nella Rete per individuare e ricattare chi veniva sorpreso a condividere file protetti. Avevano promesso di smetterla, ma sono tornate alla carica in Germania, dove sembra però che gli utenti abbiano deciso di non sottostare al sopruso . ACS:Law , uno studio legale che avrebbe ripreso l’attività dello studio britannico Davenport Lyons, non appare intenzionata a celare i suoi obiettivi: “Lo scorso venerdì abbiamo presentato alla corte le prime denunce – si legge in una nota del gruppo – ed entro la fine della settimana inoltreremo le restanti email di notifica”.
Lo schema ricalca quello adottato verso la fine del 2008 da Davenport Lyons: condividere file tracciabili e poi costringere i provider a rivelare l’identità di coloro che si fossero macchiati di file sharing illegale. Una volta individuata la vittima gli avvocati britannici inviavano una richiesta di pagamento, indispensabile per non doversi poi difendere nelle aule del tribunale.
Adesso come allora gli avvocati di ACS:Law punterebbero tutto sull’iniziale panico dell’utente che riceve la lettera, confidando sull’ingenuità di quest’ultimo per ottenere denaro in cambio della promessa di non procedere ulteriormente a livello giudiziario.
Per scongiurare il ripetersi di episodi in cui molti netizen britannici erano stati costretti a pagare centinaia di sterline per evitare il processo , Verbraucherzentrale , associazione dei consumatori della Sassonia, ha diramato una sorta di guida per proteggere gli utenti dal cadere nella rete di ACS:Law : “È bene prendere sul serio queste missive – si legge in una nota di Verbraucherzentrale – ma non bisogna procedere a nessun tipo di pagamento fino a quando non sarà stata fatta chiarezza sul caso”.
Secondo alcuni , differentemente da quanto accaduto nel Regno Unito, gli avvocati al soldo delle major starebbero incontrando in Germania una resistenza maggiore , grazie al tam tam della Rete che ha contribuito a rendere i netizen edotti sull’argomento e quindi in grado di difendersi da accuse non sempre fondate.
Giorgio Pontico