La mela, frutto del peccato, divenuto circa un trentennio fa il logo fortunato di una delle più famose corporation informatiche. Apple, la mela addentata, creatura di Steve Jobs e Steve Wozniak, che, oltre a sviluppare prodotti elettronici, hanno creato un brand sempre più scelto da artisti, dj, designer, stilisti, da tutti coloro che sembrano avere la vena crativa particolarmente spiccata. Ci si chiede, ora, come si comporterà l’azienda di Cupertino di fronte alll’ultimo progetto artistico di Kyle McDonald , media artist di stanza a Brooklyn, che ha installato un software all’interno dei computer di due Apple store di New York, abilitati a scattare fotografie automaticamente ogni minuto.
Il progetto, intitolato People Staring at Computers , mirava a catturare i volti e le espressioni dei clienti o semplici visitatori che durante quei giorni circolavano lungo i piani dei negozi Apple.
McDonald si è visto confiscare i propri PC, iPod e flash drive dallo US Secret Service. L’artista è intervenuto sulle pagine di Mashable , spiegando di aver chiesto l’autorizzazione agli agenti di sicurezza per realizzare fotografie all’interno del locale e ai clienti. McDonald ha dichiarato di aver scelto di non pubblicare il codice del sofware di “photo-taking” (come succede per la maggior parte dei suoi lavori), proprio per evitare che la tecnologia utilizzata potesse essere utilizzata per danneggiare qualcuno. Inoltre, chiunque dei soggetti ritratti è libero di eliminare la propria immagine dalla collezione realizzata.
Al momento, non si conoscono ulteriori sviluppi del caso. Gli agenti della sicurezza, racconta il 25enne creativo, lo avrebbero informato che presto Apple si sarebbe messa in contatto con lui separatamente.
La questione fondamentale riguarda l’ipotesi della violazione della legge . Secondo il diretto interessato, non ci sarebbe stata nessuna frode, ma esclusivamente il compimento di un progetto artistico. La parola, ora, spetta alla Mela, che potrebbe scegliere due condotte: adottare il lavoro di McDonald e valorizzare l’espressione artistica, oppure considerarlo una “bravata” e sguinzagliare i propri avvocati.
Cristina Sciannamblo