Una NewCo, formata dagli operatori Fastweb, Wind e Vodafone . Obiettivo, implementare una rete telefonica di nuova generazione – una New Generation Network (NGN) – che risultasse alternativa a quella di Telecom Italia. Si parla però di un passato orami sfumato: il progetto doveva essere discusso con i vertici politici del Belpaese agli inizi di marzo.
E sarebbe persino arrivato l’annuncio pubblico pochi giorni dopo, tanto avanzato era lo stadio a cui i tre carrier erano giunti con le trattative. Ma a bloccare ogni speranza è piombata come un fulmine a ciel sereno l’inchiesta Broker , che aveva emesso 56 ordinanze di custodia con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di capitali illeciti .
Principale indiziato l’operatore milanese Fastweb, insieme a Telecom Sparkle. Un vero e proprio tornado, che ha portato successivamente alle dimissioni dell’ex-amministratore delegato Silvio Scaglia e all’autosospensione dell’AD Stefano Parisi. Proprio Parisi sarebbe stato l’uomo designato dalla NewCo per la sua guida, in alternativa a Francesco Caio, il super consulente del governo per le telecomunicazioni.
A rivelarlo , il quotidiano La Repubblica , venuto in possesso di alcune slide che hanno gettato luce sulle strategie di Fastweb, Wind e Vodafone per competere sul territorio nazionale con Telecom Italia . “Il progetto – si può leggere nella presentazione – prevede la costituzione di una società partecipata dagli operatori alternativi che si occupi della realizzazione e della manutenzione della NGN, mentre i servizi ai clienti finali verranno erogati dai singoli operatori in regime di piena concorrenza”.
Obiettivo: il cablaggio di 15 delle maggiori città italiane , con tempi di realizzazione stimati intorno ai cinque anni e un investimento complessivo di circa 2,5 miliardi di euro . Un progetto ambizioso, che avrebbe potuto rifornire di banda larga milioni di case del Belpaese.
Reti innovative e performanti, che tuttavia a questo punto potrebbero soffrire non poco il congelamento dei circa 800 milioni di euro promessi dallo Stato per l’ammodernamento delle infrastrutture, sfumata pure l’alternativa NewCo. Ma Paolo Romani, viceministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, ha parlato di una prossima rivoluzione del broadband, dopo la completa digitalizzazione della televisione.
La seconda grande rivoluzione – ha spiegato Romani – sarà quella della piattaforma di banda larga che insieme alla piattaforma del digitale terrestre contribuirà a rendere più moderno questo paese nell’accesso ai tanti contenuti. L’auspicio del Governo è che in pochi anni si possa arrivare a concludere il progetto di Italia digitale che già appartiene agli Stati Uniti, alla Francia e alla Gran Bretagna. Quindi noi ci adegueremo e avremo lo stesso passo dei grandi paesi occidentali”.
“Siamo molto favorevoli agli investimenti che Telecom Italia decidesse di fare per rendere più efficienti le reti e il sistema Italia – ha aggiunto poi sul tema Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa SanPaolo, azionista di Telecom Italia – Riteniamo che sia interesse degli azionisti e dell’Italia un impegno forte che Telecom ha e avrà anche in futuro per dotare l’Italia di reti più innovative e performanti”.
Mauro Vecchio