Si tratterebbe di un’evidente violazione di quei principi costituzionali tutelati dal Primo Emendamento . Almeno secondo un giudice dello stato del Massachusetts, che ha recentemente ordinato uno stop nei confronti dei due paragrafi che nello scorso luglio avevano aggiornato una legge federale che protegge i minori da contenuti scabrosi. Materiale contrario al comune pudore e alla pubblica decenza, potenzialmente contenuto in libri, film, fotografie, persino statue.
Una lista probabilmente ancora troppo ristretta per il legislatore del Massachusetts, che aveva dunque deciso di estendere la tutela dei minori a messaggi di posta elettronica, SMS, chat e qualsiasi altra forma di comunicazione istituita grazie alle attuali tecnologie. Tra queste, un qualsivoglia computer, una rete wireless, un telefono . I due paragrafi avevano dunque scatenato le ire di associazioni come l’ American Civil Liberties Union (ACLU).
Proprio i legali di ACLU avevano chiesto al giudice federale l’annullamento dei paragrafi contestati, sottolineando come la stessa natura di Internet avrebbe così trasformato ogni comunicazione in una potenziale minaccia per i minori, soprattutto dal momento che questi hanno la facoltà di navigare in totale libertà. Una posizione recentemente adottata dal giudice Rya Zobel, che ha inoltre sottolineato come risulti attualmente difficile capire l’esatta età di ogni utente che, ad esempio, visiti un sito pornografico .
In particolare, il giudice Zobel ha puntato il dito contro un decisivo vuoto normativo all’interno della nuova legge del Massachusetts. Non esisterebbe infatti alcuna previsione circa l’effettiva volontà da parte di una qualsivoglia fonte nel disseminare un contenuto online allo scopo di minacciare l’integrità di un minore. In assenza di una intenzionalità , una quantità troppo estesa di materiali finirebbero nelle liste nere della legge.
Mauro Vecchio