La comunità di Reddit è al centro di una vera e propria controversia di ordine etico. Sono bastate alcune discutibili foto per sollevare due opposte fazioni, l’una che sbandiera il diritto alla libera espressione, l’altra che sottolinea la necessità di tutelare la dignità della donna e il principio del consenso alla pubblicazione di contenuti personali.
Oggetto della polemica sono alcune immagini postate nella sezione /r/creepshots della famosa comunità online. I creepshots sono foto scattate in luoghi pubblici e pubblicate senza il consenso dei soggetti ritratti, molto spesso donne. La peculiarità degli scatti concerne le parti fisiche interessate, dettagli intimi come quelli catturati sotto le gonne delle vittime grazie alla maneggevolezza delle fotocamere degli smartphone. Una pratica, quella dei creepshots , particolarmente in voga tra alcuni utenti di Reddit, che si sono sempre distinti per la strenua difesa (e applicazione) della libertà di espressione in Rete.
Il casus belli scoppia quando una donna, offesa dalla violazione della dignità umana procurata dagli scatti, decide di creare un profilo Tumblr, ora soppresso, denominato Predditors , contenente informazioni personali sugli utenti che pubblicano foto indesiderate sugli spazi di Reddit e considerati alla stregua di “predatori sessuali”. Oltre alle informazioni degli autori degli scatti, venivano condivise notizie relative alle immagini pubblicate attraverso link che riportavano ad altri social media.
La convinzione di Samantha, autrice dell’iniziativa su Tumblr, è che postare immagini che ritraggono dettagli intimi del corpo umano femminile all’insaputa dei soggetti coinvolti possa essere l’anticamera di comportamenti ben più gravi e puniti dalla legge , quali la violenza sessuale e le molestie. Un’accusa che non lascia impassibili gli utenti di Reddit e i frequentatori della sezione dedicata ai creepshots , secondo i quali non vi sarebbe nulla di male nella condivisione delle immagini incriminate. Mentre, sostengono, è del tutto inammissibile che siano pubbliche le identità reali dei cosiddetti “Predittors”.
Cristina Sciannamblo