Se vuoi un prestito, occhio a ricerche e cronologia

Se vuoi un prestito, occhio a ricerche e cronologia

L'Europa dovrebbe vigilare sull'utilizzo dei dati di navigazione e ricerca online nel mondo del credito al consumo: va evitato un uso indiscriminato dei dati.
Se vuoi un prestito, occhio a ricerche e cronologia
L'Europa dovrebbe vigilare sull'utilizzo dei dati di navigazione e ricerca online nel mondo del credito al consumo: va evitato un uso indiscriminato dei dati.

Le possibilità di accesso al credito possono dipendere dalle ricerche che fai su Internet o dalla tua cronologia di navigazione? Questo orizzonte è tutto fuorché remoto. Queste informazioni sono infatti nelle mani di alcuni attori ben precisi (peraltro con forti concentrazioni quasi-monopolistiche) e potrebbero avere un alto valore poiché, se rivendute ad apposite agenzie, potrebbero consentire la stipula di elenchi dai quali potrebbe dipendere il tuo potere di accesso al credito.

Se ne parla e se ne parlerà inevitabilmente sempre di più, perché la digitalizzazione del settore sposta inevitabilmente su questo fronte i punti più delicati del trattamento dei dati. Non solo: questo fronte potrà anche rendere sempre più visibile e tangibile l’importanza della GDPR e della gestione dei dati personali, poiché va a toccare gli utenti nelle proprie stesse tasche: se le ricerche online e la cronologia di navigazione diventano elementi di valutazione quando si tenta un accesso al credito, ecco che chiunque imparerà l’importanza dei dati prodotti con la propria attività quotidiana. “Non ho nulla da nascondere” non sarà più la riflessione semplificata di chi vuol ignorare i paradigmi della privacy, perché quest’ultima non sarà più soltanto vista come una maschera per le colpe, ma anche come uno scudo per le virtù.

Rischio di insolvenza e cronologia

Le ricerche e la navigazione, infatti, sono elementi che possono fornire molte informazioni sullo status e sul profilo di una persona: a parlarne esplicitamente è il blog del Fondo Monetario Internazionale, nel quale i forti cambiamenti della finanza a livello internazionale sono stati correlati ad un sempre maggior utilizzo di informazioni per una profilazione quanto più precisa ed affidabile possibile. Ne è conseguita una presa di posizione (pdf) della European Data Protection Supervisor (EDPS), entità indipendente di seria influenza sulla legiferazione europea in tema di trattamento dei dati personali.

Secondo l’analisi EDPS, l’UE dovrebbe agire per fare in modo che una serie di informazioni quali ricerche online e cronologia possano rimanere al di fuori di certi ambiti, protette e isolate rispetto alla gestione di altri dati, affinché l’invadenza del mondo creditizio non possa fare un utilizzo indiscriminato di informazioni non direttamente correlate allo scopo. Se per valutare un rischio di insolvenza o un merito creditizio è possibile accedere a informazioni finanziarie (ad esempio i beni in possesso o il reddito attuale), altri tipi di informazioni collaterali andrebbero invece esclusi in modo chiaro ed esplicito, con precise prescrizioni di legge che possano abilitare verifiche ed eventuali sanzioni.

Tutto ciò deve avvenire nel pieno rispetto del principio di proporzionalità: in caso contrario si darebbe in mano alle aziende un eccessivo controllo, tale da aprire anche a possibili deviazioni circa gli scopi iniziali di semplice analisi del rischio di insolvenza di un utente che richiede un accesso al credito per i propri scopi personali. In ogni caso, va garantita quantomeno la piena trasparenza: a fronte di una offerta personalizzata, ogni utente dovrebbe sapere da dove arrivano tali informazioni affinché la valutazione non possa essere frutto di un approccio sbilanciato alla trattativa.

Un limite va posto, insomma, soprattutto in questa fase di grande cambiamento del mondo Fintech nella quale anche l’accesso al credito sta subendo una forte digitalizzazione: i dati diventano sempre più centrali e preziosi, ma il loro utilizzo indiscriminato potrebbe portare a pericolose deviazioni. L’opinione EDPS, insomma, è chiara: l’UE intervenga facendo chiarezza, estendendo le regolamentazioni correlate e ponendo maggiori vincoli nell’accesso ai dati di navigazione online degli utenti per finalità legate all’ambito finanziario.

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Pubblicato il
30 ago 2021
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