Con una mossa preannunciata da lungo tempo, Seagate ha debuttato sul mercato dei dischi a stato solido. Lo ha fatto lanciando Pulsar , la sua prima serie di SSD dedicata al mercato enterprise e, in modo particolare, ai server.
“L’unità SSD Pulsar è stata progettata per soddisfare i requisiti di prestazioni, alimentazione, dimensioni e affidabilità dei produttori OEM per applicazioni server generiche e blade di classe enterprise”, si legge sul sito di Seagate.
Disponibili con capacità compresa fra 50 e 200 GB, gli SSD Pulsar hanno un formato di 2,5 pollici, utilizzano memorie NAND flash di tipo SLC (Single-Level Cell) e adottano un’interfaccia SATA 3Gbps con supporto a NCQ e funzione Trim. Le massime velocità di trasferimento dati sequenziali dichiarate da Seagate sono di 240 MB/s in lettura e di 200 MB/s in scrittura.
Ma il dato relativo alle performance che più interessa alle aziende è quello relativo al numero di operazione di input/output che un dispositivo di storage è in grado di gestire in secondo (IOPS): a tal proposito le specifiche dei Pulsar riportano 30mila IOPS in lettura e 25mila IOPS in scrittura. Come fa notare Ars Technica , il valore relativo alle operazioni in lettura è molto vicino a quello dell’X25M di Intel (35mila IOPS), mentre il valore in scrittura è decisamente superiore a quello fornito dall’unità di Intel (8600 IOPS). Ars giustifica questa differenza con il fatto che gli SSD di Intel utilizzano le più economiche e lente memorie MLC (Multi-Level Cell).
I Pulsar forniscono poi una tecnologia che protegge i dati da eventuali interruzioni dell’alimentazione: ciò consente agli utenti di avvalersi della cache in scrittura senza temere perdite accidentali dei dati in caso di black-out.
Attualmente Seagate vende i propri SSD esclusivamente agli OEM, ma non esclude la possibilità, in futuro, di introdurre tali drive anche sul mercato retail.
Alessandro Del Rosso