Fin dagli esordi Google ha sempre messo al bando la pratica delle inclusioni a pagamento nel suo search. Poco più di un decennio dopo, però, il popolare motore di ricerca sembra averci ripensato, almeno per alcuni settori: secondo quanto riferisce Marketing Land , a partire dal mese scorso i tool di ricerca di BigG riguardanti i voli e gli hotel visualizzerebbero risultati “sponsorizzati”.
Solitamente le aziende che intendono pubblicizzare le loro offerte hanno a disposizione due metodi: la pubblicazione di annunci veri e propri tramite Google AdSense, oppure attendere che BigG decida che i contenuti proposti siano sufficientemente rilevanti da farli comparire ai primi posti della ricerca. Accade però che, secondo Marketing Land alcune di queste posizioni di rilievo sarebbero in qualche modo “comprate”: un disclaimer spiega infatti che “Google può essere ricompensato da alcuni di questi fornitori”.
Google starebbe dunque ricevendo denaro dalle aziende affinché le interrogazioni del suo motore indirizzino gli utenti verso i loro portali. Per esempio: se si prenota un volo sulla compagnia Delta a partire da una ricerca effettuata via Google la compagnia Delta corrisponderà a BigG una percentuale sul prezzo del biglietto pagato. Ciò andrebbe contro il principio fondamentale di Google, ossia che i risultati della ricerca devono essere sempre organici e trasparenti.
Così un disclaimer di BigG:
“Non accettiamo denaro per il posizionamento ai primi posti dei risultati di ricerca. I compensi derivanti dalla pubblicità sono ben accetti, ma questo non deve influenzare la graduatoria delle posizioni nei risultati. Ove presente la pubblicità è chiaramente indicata e tenuta separata dal resto. Ciò ci rende simili a un quotidiano, dove la pubblicità e gli articoli sono due cose nettamente distinte. Noi applichiamo questi principi a ciascuno dei nostri prodotti e servizi. Riteniamo che sia importante per gli utenti avere accesso a tutte le migliori informazioni disponibili, non solo a quelle che si vedono solo perché c’è qualcuno che paga affinché siano visualizzate”
Una possibile spiegazione è che Google stia in qualche modo cercando di stare al passo con la concorrenza: Facebook e Twitter in particolare sfruttano entrambe il meccanismo che permette di mostrare inserzioni pubblicitarie mescolate tra i contenuti proposti agli utenti. La partita, quindi, si sposta sul piano del mero business e, secondo gli addetti ai lavori, BigG non starebbe facendo altro che mettersi al passo coi tempi: tanto più che la differenza con i quotidiani è che mentre gli annunci sui giornali sono praticamente ignorati dai lettori, gli annunci di Google vengono cliccati da un numero di utenti sufficiente a garantire a BigG un buon introito economico.
Cristiano Vaccarella