Second Life, il massively multiplayer online game (MMOG) più discusso del momento, è l’icona del crowdsourcing , del lavoro “delegato” alle folle. E lo sanno anche i grandi player della net-economy, in primis Amazon , che ha deciso di trasformare la propria presenza nella seconda vita elettronica di milioni di utenti in una lucrosa occasione di business.
Amazon, che ha investito nella fondazione del metamondo, e che ora ospita i dati e gestisce l’aggiornamento dei client con il suo Simple Storage Service , in piena filosofia crowdsourcing , sta lasciando che gli utenti costruiscano i loro avamposti in Second Life. Non è una novità ma ora si sta assistendo ad una forte accelerazione: già da giugno di quest’anno un gruppo di “amazoniani” ha base in Second Life, con l’obiettivo di progettare dei ponti tra metamondo e e-commerce. Jeff Bezos, il founder del più celebre shop della rete, affida i Web Services di Amazon agli utenti e alla loro creatività.
Jeff Barr, qualificato “evangelizzatore dei Web Services di Amazon”, concorda, in un’ intervista rilasciata all’avatar Adam Reuters : “Il mio lavoro è di comunicare con gli sviluppatori di tutto il mondo, incoraggiandoli a guardare ai Web Services di Amazon per costruire delle applicazioni che li sappiano sfruttare”. Sono infatti gli stessi utenti a creare, basandosi sul linguaggio di scripting Linden, l’ integrazione e la comunicazione tra negozi virtuali in Second Life e l’API basata sui Web Services di Amazon .
Un esempio dell’integrazione dei Web Services di Amazon con il mondo virtuale dell’MMOG è rappresentata dalle librerie Life2Life , scaturite dalla creatività degli avatar Tabatha Hegel and Hugo Dalgleish. Riempiti di libri fluttuanti (vedi immagine a lato), non necessitano di impiegati e commessi. Basta usare il comando /say e digitare il titolo del libro a cui si è interessati. I risultati vengono mostrati in una sorta di schermo nello schermo. Una volta aggiunto il prodotto al carrello virtuale, al momento di saldare il conto, un popup dirige l’ avatar verso la pagina web di Amazon, mettendo in comunicazione il mondo reale col metamondo virtuale, trasformando l’intangibilità dell’ avatar in un reale cliente.
Jeff Barr lo definisce commercio contestuale : far comprare beni reali, destinati a persone reali, al proprio avatar , che vive la propria vita in un mondo virtuale. E ritiene che le persone amino svolgere attività mantenendosi nella metafora . Linden Lab ha creato l’infrastruttura di Second Life e la rete degli utenti costruisce tutto il resto. Un mondo che si autoalimenta con contenuto generato dagli utenti , con originali modelli di business che sorreggono la struttura economica. “La nostra strategia è fornire degli strumenti che invitino a creare e migliorare l’esperienza in Second Life, che lascino agli utenti la possibilità di decidere cosa può essere fatto, e come”, ha dichiarato il direttore del marketing di Linden. Fra gli strumenti in questione, il linguaggio di scripting Linden .
Ed ecco che, data briglia sciolta ai suoi abitanti, Second Life si riempie di Grandi Fratelli e di giornali (per la gioia degli affamati di succulente storie dal metamondo, farà la sua comparsa anche un tabloid , annuncia il Guardian ). Ecco che con Second Life si possono creare modelli di business, si possono “fare i soldi” (e si può pensare di tassarli !).
Il tutto mentre la popolazione delle isole del metamondo virtuale cresce, cresce senza posa. Attratti da un paese dei balocchi in cui tutto è possibile, vivono in Second Life 1,3 milioni di avatar . Per un giro d’affari di 6 milioni di dollari, di dollari veri, triplicati rispetto ai 2 milioni di pochi mese fa.
Il potenziale di successo sembra esplosivo, ma non mancano le perplessità di alcuni blogger: per ora, in termini di usabilità , è più comodo comprare attraverso il browser. Ritengono che iniziative come quelle di Amazon siano solo una novità e che, come per tutte le novità, una volta provata, l’interesse sia destinato a scemare.
L’esperienza immersiva con risvolti nel mondo reale, invece, a parere di altri blogger , si rivela entusiasmante. A differenza dell’Amazon tradizionale, si può acquistare, si possono scambiare pareri fra utenti interagendo in uno spazio tridimensionale. Dimensione che potrebbe rappresentare una killer application per l’ecommerce .
Il CEO di Linden Labs, Philip Rosedal, si dice certo del futuro. In un recente articolo su Business Week , Rosedale spiega che Second Life può essere vista come una piattaforma sociale , esperienziale, che potrebbe offrire opportunità di sviluppo a moltissimi diversi player.
E si spinge oltre: Second Life potrebbe diventare il browser 3D del futuro , avvicinando sempre di più la Rete a costituire una replica del mondo reale fatta ad immagine e somiglianza dei desideri degli utenti. Pagine web come stanze, link come corridoi e autostrade, avatar come puntatori, un gioco di scatole cinesi che affascina e confonde.
Gaia Bottà