Lauren ha i capelli rossi e un bel sorriso, ma non è abbastanza “cool” per possedere un Mac. Giampaolo (che dall’aspetto tradisce origini latine) è un esperto di tecnologia ma alla fine sceglie un notebook che non è esattamente all’ultimo grido. In tutti i 60 secondi degli spot Windows non compare mai : eppure l’ultima tornata della campagna pubblicitaria di Microsoft, quella cominciata con Bill Gates e Jerry Seinfield a spasso per negozi di scarpe e abitazioni private, è probabilmente la parte più azzeccata dello sforzo milionario di BigM. Colpisce Apple dove fa più male.
Il primo dei due spot, andati in onda sulle TV nazionali negli USA, ritrae come detto una graziosa attrice (ma questo si è scoperto solo dopo) alla ricerca di un laptop da meno di mille dollari: trovalo, le dicono da Redmond, e te lo paghiamo noi . Se costa meno, tieni pure il resto. Detto, fatto: Lauren va prima in un Apple Store (all’apparenza uno californiano, vicino alla tana del lupo) e ne esce poco dopo sconfortata. Un portatile da 17 pollici costa ben più di 1.000 bigliettoni se deve portare impresso il marchio della Mela.
Per fortuna esiste Best Buy: nella grande catena dell’elettronica statunitense Lauren trova un HP che fa al caso suo. Certo, ha delle specifiche mediocri rispetto al MacBook Pro da 17 pollici, ma costa 699 dollari e questo basta a farle vincere la sua scommessa con Microsoft. Da parte sua, il secondo protagonista (anche lui un attore?) ha un budget più ampio da spendere: 1.500 dollari. Anche in questo caso, comunque, i prodotti Apple sono da escludere dalla lista della spesa: Giampaolo si definisce un esperto di tecnologia, sa cosa vuole, e a suo giudizio i Mac sono pensati per l’estetica (“sexy” esclama, maneggiandone uno) ma non gli garantiscono potenza, autonomia e una buona trasportabilità.
Cosa che, ancora una volta, è in grado di fare un prodotto HP (ma non era una pubblicità Microsoft?): che pesa più di MacBook, ha un processore e uno schermo inferiori e una batteria non alla altezza della fama di quelle Apple. E, naturalmente, come nel caso precedente in Rete fioriscono commenti che demoliscono la presunta conoscenza di Giampaolo della tecnologia e mettono in discussione la sua capacità di giudizio davanti agli scaffali del centro commerciale. Ma è proprio questo il punto: forse che Microsoft non aspettava altro che questa alzata di scudi degli appassionati pronti a difendere la propria fede?
Sebbene i computer che Lauren e Giampaolo si portano a casa non siano esattamente all’ultimo grido, sebbene non siano all’altezza della meccanica di un MacBook Unibody in alluminio e magari non montino uno schermo HD come quello dei Pro, sono computer adatti alla maggioranza degli utenti . E costano poco. Sempre Giampaolo ribadisce il concetto, così come lo aveva espresso Steve Ballmer appena poche settimane fa: non voglio pagare per il marchio, la mela impressa sullo châssis causa un sovrapprezzo che per la maggior parte degli utenti, il 90 per cento degli utenti, non è giustificato.
Durante gli spot, Microsoft si guarda bene dal menzionare Windows : Seven non c’è ancora, Vista non è stato esattamente un mostro di successo, il confronto con Mac OSX sarebbe impari. Sebbene Leopard non sia, a sua volta, una delle versioni più riuscite del sistema operativo Apple, il vero valore aggiunto di un Mac è appunto il suo OS: la differenza di prezzo (discutibile, per altro, a parità di allestimento) tra un PC-Win e un Mac è in parte giustificata da alcune caratteristiche fisiche come il corpo in alluminio, ma soprattutto dall’allestimento software fatto da OSX e iLife che consente ad una larghissima fetta di consumatori di tirar fuori il proprio computer dalla scatola e iniziare a lavorare (o navigare, o sistemare le proprie foto, video, musica) in pochi minuti e senza complicazioni.
Microsoft tutto questo lo sa, e sa pure che lo sanno gli utenti. Ma sa anche che è il prezzo il tallone d’Achille dei Mac , che in giro non ci sono esattamente tasche piene pronte ad essere alleggerite di un mucchio di verdoni, e tenta di giocare la carta del prezzo per riguadagnare un po’ dello smalto che gli utenti Windows hanno perduto per via della campagna Get a Mac e con le prestazioni altalenanti di Windows Vista. Giampaolo e Lauren sono giovani, carini e alla moda: scelgono il loro computer tra una vasta gamma di modelli e marchi in bella mostra sugli scaffali, e vanno a casa soddisfatti con qualche soldo in più ancora nel portafogli che non guasta mai.
La reazione compatta, solidale, e pure tecnicamente preparata dei blogger militanti e delle testate che si occupano principalmente di Apple fa il resto: l’utente Mac ci fa la figura del presuntuoso, del saccente, di chi deve a tutti i costi dimostrare sempre e comunque la propria superiorità . Scrive indignato che Microsoft sta distorcendo la realtà, che il processore che monta quel laptop è vecchio di due generazioni e che lo schermo non è neppure ad alta definizione: il problema è che quel computer, in ogni caso, sarà in grado di soddisfare molte delle aspettative di molti degli utenti che lo possiedono, nonostante non sia dotato degli ultimi ritrovati in fatto di connessioni wireless o di gestione del risparmio energetico.
Il fatto è che di utenti che hanno scelto un PC in un negozio come quello in cui sono stati Giampaolo e Lauren ce ne sono milioni, molti di più di quanti siano mai stati in un Apple Store: di negozi come quelli ce ne sono dozzine in ogni città, di Apple Store poco più di 200 in tutto il mondo. Che poi questi ultimi siano in grado di offrire tra le migliori esperienze retail in circolazione conta poco: chi guarda gli spot si identifica nei due protagonisti , rivive quanto ha provato sulla sua pelle andando in un negozio a scegliere il suo prossimo computer. Il messaggio che passa è: un PC è come te, un Mac è un universo differente. E la reazione degli “addetti ai lavori” non fa che confermarlo.
Il risultato è che, ad oggi, l’unica arma che ha Apple per combattere nella fascia bassa del mercato è il Mac Mini. Di netbook con la mela non se ne parla, e sebbene di questi affarini con lo schermo da sette nove dieci pollici e un costo di 300 400 500 euro se ne vendano ancora pochini rispetto al totale dei PC piazzati ogni anno, la moda fa senz’altro la differenza. Microsoft, e l’agenzia che confeziona gli spot, questa volta ha centrato esattamente il punto: tanto di cappello e complimenti. A questo punto però attendiamo la reazione di Apple al riguardo, e c’è da aspettarsi che dopo una pace firmata nel 1997 da Jobs e Gates, nell’era di Ballmer e di chiunque succederà a Steve è ricominciata la guerra tra Mac e PC .
Luca Annunziata