Raleigh (USA) – Cosa succede se la RIAA intima ad un provider di fornire dati su utenti che pirateggiano? Assolutamente niente, almeno negli USA. Fornire dati personali, in queste circostanze, violerebbe il diritto alla privacy . RIAA, per poter denunciare qualcuno, è obbligata a possedere i dati integrali delle persone sospettate.
Si tratta del terzo semaforo rosso per la RIAA : dopo i clamorosi episodi del caso Verizon e del [tribunale di Philadelphia[#], arriva un altro no ufficiale alla politica delle subpoenae abbracciata dalla potentissima associazione per ?catturare? i pirati del P2P
Infatti nel 2003 RIAA aveva inviato due subpoenae (richieste vidimate dalle autorità giudiziarie) per ottenere i dati personali di due misteriosi pirati collegatisi da una rete universitaria in North Carolina, tali “CadillacMan” e “Hulk”. I due sono destinati a rimanere senza un volto: la procedura per identificarli è stata bloccata dalla corte federale del North Carolina.
Nonostante gli atenei interessati avessero dimostrato di voler cooperare, il giudice Russell A. Eliason è intervenuto prontamente, sollecitato dai legali dei due studenti. Uno dei due avvocati ha garantito che “non vogliamo condonare in alcun modo la pirateria, ma la privacy rimane un diritto inviolabile”.
Difficile comunque pensare che RIAA si fermerà qui: l’associazione delle major non può certo permettersi un precedente di questo genere.
Tommaso Lombardi