La mozione odierna contro il cashback di Stato si è trasformata in una perfetta lezione dell’arte politica, fatta di dichiarazioni ed equilibrismi, nonché dello strategico utilizzo dei media attraverso firme ed astensioni a circuiti alterni.
Il cashback e la politica dell’astensione
La mozione era infatti stata proposta dall’on. Ciriani (Fratelli d’Italia) e rilanciata da Giorgia Meloni probabilmente per sentire il polso di quelle forze del centrodestra che da una parte lottano contro le misure del precedente esecutivo e dell’altra le legittimano attraverso un Governo che, al momento, non ha mai messo mano su nulla di quanto deciso dal Conte-bis. La mozione chiedeva senza mezzi termini al Governo di impegnarsi a bloccare il Cashback per poter dirottare medesimi fondi verso l’aiuto alle aziende in difficoltà.
La prima “picconata” alla mozione giunge da Forza Italia, che definisce meritevole il tentativo pur chiedendo di fare il punto sull’andamento dell’iniziativa. Forza Italia, quindi, per voce del senatore Massimo Ferro si astiene e toglie alla mozione un importante supporto da parte di una delle forze firmatarie del testo medesimo.
La spallata più importante arriva da Massimiliano Romeo (Lega), il quale non ci gira troppo attorno: il testo prodotto nella mozione contro il cashback è definito come un abile esercizio di equilibrismo, tale da consentire a tutte le fazioni di usare a proprio vantaggio la mozione pur di farne una clava. Romeo spiega che la Lega delega a Draghi ogni valutazione, convinta che l’europeismo che guida l’esecutivo saprà giudicare la lettera di Yves Mersch citata nella stessa mozione.
Il voto a questo punto diventa scontato: la mozione 317 dell’on. Ciriani viene respinta, con 20 voti favorevoli, 114 voti contrari e 89 astensioni.
Il senato pilatesco se ne lava le mani e di fatto affida la patata bollente al Governo, ma paradossalmente potrebbe ottenere effetto contrario: il Governo, non avendo avuto la tirata per la giacchetta dal Senato, potrà ignorare il tema ancora per un paio di mesi, trovandosi costretto ad un qualche intervento radicale soltanto in prossimità della fine del primo semestre di Super-Cashback.
Anzi: durante il dibattito anche forze potenzialmente ostili al cashback hanno ammesso la sua potenziale utilità, pur chiedendo legittimamente un monitoraggio continuo su dati e ricadute per economia, fisco e potenziali disuguaglianze. Il giorno che doveva affossare il cashback, insomma, molto probabilmente lo ha definitivamente radicato.