Redmond (USA) – Le bocciature e le critiche fioccate negli scorsi mesi contro la tecnologia Sender ID non sembrano aver scoraggiato il gigante di Redmond, ancora convinto che la propria iniziativa sia la risposta più rapida ed efficace alla lotta allo spam.
E così, a ridosso dei dietrofront di AOL e della IETF (Internet Engineering Task Force) e delle stroncature della comunità open source , Microsoft ha dichiarato di aver apportato alcune importanti revisioni alla propria specifica Sender ID e di averla nuovamente sottoposta all’attenzione della IETF, organismo che ha l’importante compito di sviluppare e approvare gli standard tecnologici su cui poggia l’intera rete Internet.
ll SenderID, a cui Microsoft ha dedicato questa pagina , è una soluzione che permette ai service provider di controllare che un messaggio provenga effettivamente dal server di posta a cui fa capo il dominio contenuto nell’indirizzo e-mail. Oltre al controllo dell’identità del mittente, il sistema pone delle restrizioni all’invio di grandi quantità di e-mail e stabilisce delle regole a cui tutti gli utenti di un server compatibile con Sender ID devono sottostare.
Microsoft ha spiegato di aver chiarito alcuni aspetti controversi della licenza alla base di Sender ID, e in particolare di un brevetto che descrive un metodo, considerato da alcuni piuttosto generico, per la verifica delle e-mail. Oltre a questo, il big di Redmond ha poi reso il framework Sender ID compatibile con la prima versione del Sender Policy Framework (SPF), una specifica ideata da Meng Weng Wong, fondatore dell’e-mail service provider Pobox.com, ed oggi inglobata, nella versione 2.0, all’interno di Sender ID: quest’ultimo è il frutto dell’unione fra SPF e Caller ID , una tecnologia anti-spam sviluppata da Microsoft.
Wong, che ha collaborato alla stesura della nuova versione di Sender ID, ha affermato che le recenti modifiche favoriranno una più ampia adozione del framework anti-spam da lui promosso. Parole suffragate dall’annuncio di AOL, che proprio in questi giorni ha deciso di abbracciare Sender ID senza più riserve. Il più importante provider americano si è detto particolarmente soddisfatto della possibilità di far convivere Sender ID con la versione originale di SPF, una compatibilità che consente ad AOL e ai molti ISP che hanno adottato SPF di conservare la loro attuale infrastruttura anti-spam.
Nonostante le modifiche, la nuova specifica potrebbe ancora non soddisfare i sostenitori dell’open source, particolarmente contrari alla proliferazione di standard per Internet basati su tecnologie proprietarie. Come si ricorderà, sia la Apache Software Foundation che Debian.org affermarono che la licenza pretesa da Microsoft per l’uso di Sender ID non era di fatto compatibile con il software open source: la licenza, infatti, non prevede il sublicensing né tanto meno la ridistribuzione, un’eventualità di cui Microsoft si è riservata la facoltà di decidere caso per caso. Oltre a questo, i termini di licenza di Sender ID impediscono qualsiasi modifica alla tecnologia originaria.
“Noi siamo dell’idea che a nessuna azienda dovrebbero essere concesse proprietà intellettuali sul cuore dell’infrastruttura di Internet”, si affermava in una lettera aperta pubblicata all’inizio di settembre da Debian. “Noi crediamo che IETF debba rinnovare le sue politiche su questi diritti in modo da assicurare che l’infrastruttura che sta alla base di Internet rimanga libera e aperta”.
Microsoft, dal canto suo, ha detto di avere ottenuto l’appoggio di importanti organismi di normalizzazione come il World Wide Web Consortium (W3C) e l’American National Standards Institute (ANSI), e tanto gli basta. “Le posizioni estremiste della Free Software Foundation non rappresentano l’industria dell’IT”, ha affermato secco Sean Sundwall, portavoce di Microsoft.
Il colosso del software conta di implementare il Sender ID all’interno del proprio servizio di posta Hotmail entro la fine dell’anno.